giovedì 27 luglio 2017

Sedotti dal Diavolo

In genere mi definisco un cultore e un difensore del Km0.

Cerco di comprare nei piccoli negozi di paese, sia per quanto riguarda gli alimentari, ma anche per l'abbigliamento sportivo.
Ovvio che in questo modo limito la scelta oltre a limitare di molto i miei risparmi, ma mi illudo di mantenere vivo un tessuto sociale che genera ricadute positive nell'immediato nel posto in cui vivo.

Sotto questo punto di vista Amazon per me è il diavolo, dovrei combatterla ed evitarla in tutti i modi...

Ma cazzo alla fine è impossibile non lasciarsi sedurre.
Ho resistito per le ultime scarpe, solo perché i saldi mi hanno permesso di prenderle ad un prezzo ancora più competitivo (Hoka SpeedGoat, magari dovrei aggiornare le recensioni dei miei materiali). 
Ho ceduto ad esempio sul Garmin Forerunner 235, acquistato a 250 euro grazie ad un alert sulle offerte Amazon risparmiando 110 euro sul prezzo del mio negoziante di fiducia.

Offerte del genere, una completezza di prodotti incredibile, assistenza personalizzata immediata (del tipo che mentre sei al telefono ti spediscono al volo un nuovo prodotto al minimo dubbio di insoddisfazione), consegne in un giorno o due...

Ma come è possibile competere con un servizio del genere?
Ha senso tentare una resistenza?

E ora ci si mettono pure con la TV on demand, che anche qui non volevo cedere, ma avendo Prime potevo usufruirne gratuitamente.
E' già sta soppiantando Netflix.

Il catalogo delle serie diventa sempre più interessante (al momento sono infognato con Mr. Robot), l'interfaccia la trovo fatta benissimo, con le schede personaggi e curiosità subito a portata di mano...

Chi li ferma più questi???





martedì 25 luglio 2017

L'amico vien correndo

Continuano in questi giorni le sensazioni positive nella corsa.
La settimana scorsa ho finalmente infranto il muro dei 30 minuti nella mia solita salita di pausa pranzo alla Sacra di San Michele. 29'42" sulle note dei Linkin Park, per ricordare il povero Chester.

La cosa che mi soddisfa è che non partivo puntando al tempo, ma solo per trovare un mio ritmo di corsa e mantenerlo lungo tutta la salita, senza mai camminare.
Alla fine sembra proprio che questo approccio paghi di più rispetto agli sprint sulle pendenze più dolci alternati alla camminata nei tratti più ripidi.

Ieri di nuovo un bel giro tipo trail su un percorso di 10 km, con salita su scalinata di una condotta idrica dove di nuovo sono riuscito a correre senza fermarmi (qui però perdendo rispetto ad altre occasioni in cui ho camminato di più).

Arrivato nel punto più alto del mio giro, presso un paesino di montagna, ho fatto amicizia e diviso l'acqua di una fontana con un simpatico border collie. Quando sono ripartito per la discesa me lo sono ritrovato a fianco, e con mio stupore non mi ha abbandonato per tutto il tragitto verso casa.
E' stato bello correre nuovamente con un cane dopo tanto tempo. Ammetto di aver sperato che fosse senza padrone, e già me lo immaginavo vivere felice insieme a noi.

Arrivato a casa ho controllato il collare, trovando il numero di telefono del padrone.
Quando l'ho composto sul telefono mi è comparso subito il nome del ristorante che si trova nel paesino da qui siamo partiti, riportandomi inesorabilmente alla realtà.

Ci siamo fatti un'ultima bevuta insieme, in attesa che la sua padrona (che conosco da quando siamo bambini ma che non sapevo avesse questo cane) venisse a prenderlo.

Non era lui il successore di Mr. P, si vede che il mio prossimo cane deve ancora trovarmi.



giovedì 20 luglio 2017

Epic CRO-fail


183 concorrenti alla partenza.
108 all'arrivo

40% di abbandoni... tra cui il sottoscritto!


Una delle gare più dure del panorama ultra-trail, forse la più dura tra le sue "simili", cioé gare che si aggirano sui 120 km con dislivelli di 6/7000 metri.

Eppure ero partito bene, con le gambe che giravano e le giunture che non davano problemi sulle prime, seppur limitate, discese.
I primi 25 km erano forse i più duri da un punto di vista fisico, basti dire che in questo breve tratto si raggiungevano già 2600 metri di dislivello, più di un terzo del totale.
Eppure per me non avrebbe dovuto essere un gran problema, già fatto cose molto simili. Invece, in prossimità del primo cancello orario, il rifugio Don Barbera, ho cominciato ad avvertire disagio allo stomaco. Fermato, preso del brodo caldo, ma alla ripartenza invece che sentirmi meglio ho cominciato ad avere nausea fortissima e spossatezza.

Stringendo i denti ho proseguito per quasi dieci km, tra soste, vomito e giramenti di testa.
Ma di notte, a 2400 metri di quota in bilico su un costone scosceso non è facile mantenere la lucidità.
Ad un certo punto un volontario del soccorso alpino mi incrocia e mi propone di riportarmi al rifugio in macchina, visto che da lì in poi mi aspettano più di 15 km in cresta senza possibilità di evacuazione su mezzi.

Fin qui è stato bellissimo comunque!

Il disagio è troppo forse, facile farsi tentare e soprattutto lasciarsi convincere a desistere.

Addio sogno dell'arrivo al mare.




....

A quasi due settimane di distanza la delusione mi segue ancora.
Avrei potuto evitare questo ritiro?
Se fossi partito ancora più piano?Se avessi evitato il brodo mangiando invece solo delle arance?
Se (soprattutto) non avessi incontrato il ragazzo del soccorso alpino, stringendo i denti in attesa di calare di quota e di "riposarmi" nelle prime e lunghe discese?

Magari ce l'avrei anche fatta per quel primo tratto, ma se i miei compagni di squadra nettamente più in forma di me sono crollati a loro volta a causa del caldo e della nausea durante il giorno successivo, non avrei rischiato solo di prolungare la mia sofferenza per ritrovarmi allo stesso risultato?

Invece ho trascorso un sabato e una domenica al mare con la mia famiglia godendomi a pieno ogni momento, e soprattutto non avendo nessuno strascico fisico (neanche un po' di stanchezza alle gambe!) che mi impedisse di giocare e divertirmi con le bimbe.


E adesso?

Ho ripreso subito a correre, e devo dire che mi sento molto in forma in questo periodo.
Ieri sera appuntamento imperdibile per i runner della zona, con una garetta di 6 km tra campi di mais e stradine di campagna.
Per la prima volta ho tenuto testa ai veterani che da un paio di anni punto a raggiungere in queste corse, battendo il mio record sui 5 km con un meritevole ritmo di 4'05".

Beh, diciamo che è la prima volta da un po' di mesi che corro 5 km in piano, in ogni caso il risultato è incoraggiante, e se non fosse stato per il fondo sconnesso e alcuni imbottigliamenti, forse l'agognato muro dei 4'/km l'avrei infranto.

Sto anche pensando di ributtarmi negli ultra trail, anche se la paura è molta, visto che il problema della nausea è subdolo e crudele, e pensare di ritrovarsi a metà gara, magari su una cresta di una montagna di notte, con conati e vertigini è decisamente scoraggiante.

Un obiettivo papabile è il trail del Lago d'Orta , però limitandomi alla distanza di 82 km.
Dopo una gara di 66 e un allenamento di 75, il salto più logico è in effetti questa distanza provata in gara, per poi sdoganare una volta per tutte le over 100 km.

Che faccio, mi iscrivo???