giovedì 28 dicembre 2017

Recensione: Hoka Speedgoat

Arrivato a 400 km percorsi, direi che è giunto il tempo di tirare le somme delle mie ultime scarpe da trail acquistate: 

Hoka One One SPEEDGOAT I



Le ho acquistate a giugno, in previsione del CRO TRAIL, e con loro ho corso due trail da 42 km e uno da 84, più una serie di trail minori e ovviamente agli allenamenti. 
Ho avuto quindi modo di sfruttarle appieno, ricavandone sensazioni direi ottime.

Ma devo dire che comunque è stato amore a prima vista.
Il debutto è avvenuto su un giro di allenamento in notturna su mulattiere sotto la pioggia. Le condizioni peggiori per l'aderenza quindi, ma la suola VIBRAM MEGAGRIP ha dimostrato di essere il top in assoluto. La scarpa si incolla alle pietre bagnate sia in discesa sia in salita quando si prova a spingere per correre.

Un altro mondo rispetto alle Akasha e soprattutto rispetto alle Cascadia.

L'intersuola ammortizzata poi garantisce un appoggio morbido e confortevole e quando verso la fine del mio giro, già piuttosto stanco, ho percorso l'ultimo tratto in discesa su asfalto avevo la sensazione di correre su un morbido tappeto!

Il punto dolente forse, è la tomaia un po' spartana e forse non troppo curata, così come il sistema di chiusura dei lacci e la linguetta.
Il confort della calzata non ne risente molto in realtà, ma di certo una scarpa de La Sportiva trasmette una sensazione di solidità e di cura dei dettagli ben superiore.

I lacci delle Speedgoat sono rigidi, tendono a far sciogliere il nodo, e quando si prova a stringere tendono a chiudere la scarpa in modo forse non omogeneo e continuo.
Sono comunque dettagli non fondamentali, e non creano particolari problemi, di tenuta comfort nella corsa o quant'altro.
L'unico accorgimento è di fare un bel doppio nodo stretto per evitare che questo si sciolga durante la corsa.

Non è la scarpa perfetta di certo, ma per ora è quella che mi ha soddisfatto di più.

Le Cascadia 11 sono troppo carenti nella tenuta, anche se la calzata è ottima.
Le Akasha sono molto buone, ma forse troppo pesanti e rigide.

Le Speedgoat mi hanno permesso di arrivare al fondo dell'UTLO senza un dolore o una vescica, nonostante lunghi tratti di corsa in discesa e terreni pietrosi piuttosto infidi.
Si sono rivelate poi ottime anche nei lavori veloci di questi giorni su asfalto ghiacciato, non facendomi rimpiangere per niente le Glycerin.

Credo proprio che per il 2018 ne prenderò un altro paio.



venerdì 22 dicembre 2017

Sisters


Per ogni giorno che verrà,

vorrei regalarvi aria di primavera al mattino;
ed una strada nel bosco, che profuma di pino.
Vi donerei sorrisi sempre nuovi da indossare;
ed una compagna fidata, che chiede solo di potervi amare.








giovedì 21 dicembre 2017

Ripetute Polari

Ieri sera sono stato ad un passo dal disertare l'appuntamento settimanale con la serata allenamento di squadra.

Da tre settimane ormai il nostro circuito in mezzo ai capannoni industriali e caratterizzato da lastre di ghiaccio e cumuli di neve compatta, e ieri sera il pensiero di cimentarmi con delle ripetute là in mezzo, con -4 gradi di temperatura, non mi allettava proprio.

Però i sensi di colpa erano pesanti, considerando che era dal venerdì precedente che non facevo niente, e saltare di nuovo i "lavori di qualità" avrebbe acuito il mio già importante disagio da atleta fallito.

Alla fine sono stato contento di essermi dato una scrollata (ma lo sapevo, succede sempre così), e per premiarmi mi sono pure concesso un hamburger e una birra rossa al mio pub preferito.
Diciamo che nell'allenamento potevo impegnarmi di più, ma considerando lo stato di forma non proprio eccelso non mi posso lamentare.

L'allenamento consisteva in un 1500-1000-500 con 500 metri recupero lento tra una seria e l'altra, tutto quanto ripetuto per due volte ottenendo 9 chilometri totali.
Per fortuna c'era anche il mio "socio" preferito, che ha il mio stesso ritmo (anzi, lui ha più resistenza, mentre io forse ho più velocità nel breve) e mi aiuta trascinandomi e spronandomi quando il lavoro diventa più duro.
La prima serie siamo riusciti a tenerla sotto i 4 min/km, mentre nella seconda un po' di cedimento c'è stato, soprattutto nei 1500 che abbiamo alzato a 4'10" circa.

Forse avremmo potuto stringere di più i denti e provare a restare sempre sotto i 4, ma tutto sommato aver completato l'esercizio con un ritmo ed una variazioni abbastanza costanti e uniformi, senza esagerazioni o crolli, è già un ottimo risultato.

E adesso incombono le ferie, quasi due settimane libere... che direzione prendere???

Da una lato sono tentato dalla strada, da una mezza a Novara per fine gennaio e magari addirittura una maratona in primavera (Rimini magari?)
Dall'altro ho il mio CRO Trail a luglio e magari l' CCC in Val d'Aosta a settembre, per i quali devo assolutamente mettermi di buona lena a migliorare la potenza muscolare, facendo sì ripetute e variazioni, ma anche tanta salita.

Devo arrivare al punto di mangiarmi senza problemi rampe di 1000 metri di dislivello senza patire più di tanto, magari arrivando a ritmi di salita sensibilmente inferiori all'ora per ogni mille metri.


Mentre scrivo, e faccio programmi dettagliati per il 2018, mi rendo conto di quanto questo lato propositivo e pianificatore manchi nel mio ambito lavorativo, dove un cronico lassismo e pressapochismo perseguitano la mia azienda (e alla fine di conseguenza me) ormai da qualche anno.
Dovrei imparare dalla corsa, pormi degli obiettivi precisi, allenarmi anche controvoglia per raggiungerli mantenendo sempre alti i livelli di coinvolgimento ed entusiasmo.

Ad agosto mi è stato detto che a settembre ci si sarebbe riorganizzati per bene.
A settembre tutto come sempre, poi ad ottobre mi è stato detto che ci sarebbero state grandi novità, soprattutto riguardanti me, e quindi questo riorganizzazione sarebbe partita.
Novembre e dicembre sono invece passati nella solita apatia e menefreghismo generale, e quando ho sollevato le mie perplessità mi è stato detto "a gennaio vedremo".

Sono in una bolla di comfort-zone pericolosa, tanto comoda nel presente quanto instabile nell'immediato futuro...

Ritornare a pensare di uscirne?




mercoledì 13 dicembre 2017

Maratone (Alpine) e serate milanesi

C'erano tante cose che volevo appuntarmi, per tenerne il ricordo, per rifletterci su e mettere un po' di ordine.

Probabilmente la difficoltà a ordinare e concretizzare i pensieri e i progetti ha un nome clinico, rientra magari addirittura in un anamnesi medico-psicologica bene definita, ma per ora  la mia beata ignoranza non mi disturba affatto.

Tante cose dicevamo, si...

Novembre è un mese difficile, credo lo sia per tutti. 
Intacca l'umore con il suo freddo, con le giornate grigie e buie, con il rimpianto della bella stagione e l'ansia da prestazione per l'anno che volge al termine.
Quand'ero da solo me la cavavo in scioltezza, In due le cose si sono complicate un poco (diciamo un po' di più dai), in quattro le dinamiche sono molto delicate.

Essere una coppia, essere genitore, essere un individuo e curare le diverse esigenze contemporaneamente è un'impresa titanica.
Per questo probabilmente, se guardo gli esempi che mi circondano vedo pochissimi (e reali) successi, tanti -troppi- fallimenti.


Noi abbiamo la fortuna di avere quattro nonni molto presenti e disponibili, e non oso immaginare chi questo lusso non lo conosce.
Grazie a loro questo mese ci siamo concessi il lusso di una serata di coppia a Milano per vedere dal vivo Nick Cave con i suoi Bad Seeds.
Ce la siamo presa con comodo, prendendoci tutto il tempo necessario per un ottimo aperitivo QUI, dove mi sono deliziato di un uovo alla poche con crema di topinambur e funghi, bevendo un corposo bianco dell'Alsazia.
Adoro le uova, adoro i vini alsaziani, e il piatto cucinato alla perfezione mi ha fatto provare un'estasi del gusto favolosa.

Ed è con gli strascichi di quest'estasi che ci siamo avviati verso il forum di Assago.
Strepitoso Nick, come sempre. 
Un concerto ben diverso da quello del 2009 a Venaria, che seguiva un album più leggero e melodico.
Questo era il tour della catarsi emozionale di un padre che ha perso il proprio figlio, un uomo che si mette a nudo e cerca la comunione con i propri fans.

Dolente, intenso, VIVO

La vita vissuta con ogni fibra, che forse è l'unico rimedio alla morte e al dolore più grande.

Il suo dolore che è poi la mia più grande paura, e così come me forse migliaia di altri spettatori hanno condiviso quelle paure e quei dolori ancestrali insieme a lui.
Lui che cercava con affanno e disperazioni questa condivisione, cantando quasi sempre in mezzo al pubblico, scendendo tra la gente, toccando e guardandoci negli occhi uno ad uno, per poi chiamare tutti a sé sul palco al termine dello spettacolo.

Viscerale.

Emozionalmente traumatico.





Eppure quello che ci ha trasmesso è slancio, energia. Positività.

E tutto questo mi ha lasciato la consapevolezza di dover coltivare il bello, coltivare le emozioni nella loro totalità, senza tralasciare (troppo) nessun aspetto.
Così come abbiamo fatto in questa serata.



Ed ovviamente la corsa segue molto questo principio, specialmente gli ultra-trail, dove le sensazioni e le emozioni si esasperano fino al limite del sopportabile.


Da questo punto di vista, archiviato l'UTLO, dopo solo due settimane mi aspettava la NOSTRA gara, la gara della mia società a cui abbiamo lavorato per mesi, soprattutto pulendo e tracciato i nostri sentieri come se fossero i pavimenti di casa.
Quest'anno esordiva la Marathon: 42,195 km fatti però con 2600 metri di dislivello.

Un po' ero preoccupato, questo trail mi ha sempre portato sfiga, nonostante abbia iniziato a correre su questo percorso e ne abbia poi fatto il mio terreno di allenamento preferito.
Ovviamente poi il meteo ci ha messo del suo, e alla partenza mi sono ritrovato sotto una pioggia battente ed un freddo pungente, maledicendomi per non aver optato per una gita alle terme.
Invece alla fine è andata bene, con un tempo di 6 ore e 24 minuti (oltre un'ora in meno del giro di prova in allenamento) e 24a posizione assoluta davanti alla seconda donna.





Degna chiusura di stagione, ora dopo un po' di riposo bisognerebbe pensare a buttarsi nei lavori di forza per fare quel salto di qualità che mi manca nella resistenza in salita.
Mi farebbe bene andare in palestra... ma qui ritorniamo al tema iniziale, e al tempo necessario per prendersi cura di tutto il resto della mia vita, partendo dalle due piccole pesti che giorno dopo giorno diventano vere e proprie signorine.











lunedì 30 ottobre 2017

UTLO 82

Il peso specifico di silenzi e cose non dette tende ad infinito...

Per alleggerirlo penso al mio UTLO, a questo Ultra Trail del Lago d'Orta che ho fatto senza tanto pensare.
E' ad settembre che mi alleno con discontinuità, che non trovo stimoli così solidi da permettermi di sopportare rinunce e (troppi) sacrifici.
Troppe cose nella testa, troppi appuntamenti e mai il tempo giusto da dedicare a chi se lo merita veramente.

E poi il senso: perché incaponirsi per queste gare logoranti?

Sì, è un periodo di calo fisico e mentale, a tratti spirituale... L'unica soluzione è iscriversi ad un trail di 82 km.


E ne valeva la pena,  in fondo lo sapevo. 
Un'organizzazione fuori dall'ordinario, dei posti stupendi che in questa stagione danno il meglio, tanta gente da ogni parte d'Europa che non vede l'ora di passare sotto il gonfiabile dell partenza.

La gara è caratterizzata da quattro "cime" da raggiungere con dislivelli di circa 1000 metri, le prime tre entro i 40 km, l'ultima ad una decina di km dalla fine. La mia idea era di partire tranquillo, impiegare 3 ore per ciascuna delle prime tre cime, e poi affrontare la seconda parte della gara, molto più corribile e meno problematica, aumentando un po' i ritmi




La mia fortuna è stata quella di trovare quattro miei compagni di team che per un motivo o per l'altro hanno deciso di correre in gruppo aspettando il più lento, cosa che mi ha permesso di aggregarmi e mantenere il loro passo per quasi tutta la gara.

Il mio punto debole sono sempre le salite, ma alla fine me la sono cavata abbastanza bene. 
La prima in tutta tranquillità; la seconda (la più dura) con un leggero malessere negli ultimi metri, risolto in fretta con una barretta energetica alla frutta; la terza molto più sofferta, con nausea fastidiosa, ma abbassando il ritmo ho raggiunto il ristoro nei pressi del punto più alto, riprendendomi molto in fretta.
Dopo, un'ottima discesa e falso piano verso la base vita, corsi in scioltezza e recuperando parecchio tempo, quindi ottima forma fino all'ultima salitona dove di nuovo la nausea rischiava di diventare insopportabile.
Qui ormai il gruppo si era sfaldato: un ritirato, un altro in crisi rimasto indietro, i due più in forma, che ci aspettavano fino a quel momento, lasciati liberi di andarsene al traguardo.

Per me ritmi bassi, bevute costanti, e alla fine di nuovo discesa dove mi sono ripreso perfettamente, tanto da chiudere gli ultimi km in piano correndo a buon ritmo.

Le mie previsioni erano di circa 19 ore, ma alla fine ho chiuso con un onesto 17 e 50, tranquillamente a 2/3 della classifica.
Perdendo forse qualcosa nelle attese dei miei compagni soprattutto durante i ristori.

Gara quasi perfetta, soprattutto per i le sensazioni nei giorni a seguire: niente dolori, stanchezza muscolare nel giusto, quasi nessun strascico.
Anche i piedi erano quasi perfetti, solo una piccola vescica, per nulla dolorosa, sul terzo dito del piede sinistro rimasto scoperto dal cerotto... perché l'avevo terminato!

Ci voleva una gara così. 
Ci voleva un'iniezione di fiducia che mi spronasse ad andare avanti.
Dovrei tenere come riferimento questi ritmi, lavorando molto sullo sforzo in salita e sul ritmo nelle lunghe distanze.

Non credo che serva neanche così tanto inserire lunghissimi allenamenti nella preparazione. Ho la sensazione che buoni allenamenti sui 10/15 km con ritmi alti, alternati a dislivelli importanti superiori ai 1000 metri siano il mix migliore.
Mi chiedo anche se non sarebbe utile tornare alla mia vecchia passione delle marce con zavorra, affrontando le salite con zaino affardellato sui 20 kg. Credo sarebbe ottimo, se non fosse per il problema della discesa.



Adesso?
Dietro l'angolo il solito trail organizzato dal mio team.
Quest'anno 42 km il giro più lungo...

Purtroppo arrivo da una settimana senza allenamento, un po' per fastidi fisici non legati alla corsa, un po' per l'aria irrespirabile che a causa degli incendi si respira qui da noi.
Ho una settimana per rimettermi un po' in quadro e cercare di fare una buona gara... 

sperando di scendere sotto le 7 ore! (Lo scriviamo per scaramanzia)

mercoledì 13 settembre 2017

I Giganti del Tor

Mentre la maggiorparte dei miei conoscenti era intenta a guardare l'umiliazione spagnola della Juve, io ieri sera mi pregustavo un'altra sfida Italo-spagnola, il duello tra Javi Dominguez, Franco Collé e Oliviero Bosatelli al Tor De Geants.

Collé stava facendo la gara perfetta, dopo una prima parte alle calcagna dello spagnolo, era passato in testa arrivando ad avere quasi 3 ore di vantaggio. Un ritmo incredibile che lo stava portando a polverizzare il record del Tor.
Bosatelli, terzo e vincitore dell'edizione passata, stava anche lui guadagnando terreno, facendoci sognare una doppietta tutta italiana ai primi due posti.

Sono andato a dormire pensando di godermi i video e le interviste di Collé durante la colazione... e invece niente, ritirato a 22 km dalla fine dopo oltre 300 km di gara perfetta.

Incredibile. Sembra che si sia addormentato all'aperto per troppo tempo, più di un'ora e mezza, risvegliandosi al freddo e completamente fuori fase e senza più riuscire a riprendersi.

Difficile immaginare cosa passino questi uomini e queste donne dopo uno sforzo del genere, altro che Messi e Dybala.
Ora non ci resta che attendere con il fiato sospeso gli ultimi chilometri della mitica Lisa Borzani, per ora saldamente in testa tra le donne e undicesima assoluta.


Io avrei dovuto assaggiare lo spirito di questa corsa, andando a supportare il mio collega che era riuscito ad iscriversi. Purtroppo già al 66° km si è dovuto ritirare (problemi di stomaco e gambe che non ho ancora ben capito), quindi la trasferta valdostana è sfumata.

Sarò mai in grado di affrontare una cosa del genere?
Magari tra due o tre anni possiamo cominciare a pensarci.



giovedì 31 agosto 2017

Martin,ti ho sempre odiato e adesso ancor di più

In questo blog sgangherato poteva forse mancare una parte sulle serie TV? 
Che non siamo forse tutti grandi recensori?

E qual è la serie TV top del momento? 
Game Of Thrones appunto, conclusa da pochi giorni e di cui ho visto la tanto attesa (e temuta) ultima puntata da poco.

Per me non è una serie qualunque, A Song Of Ice and Fire è la costante che ha caratterizzato i miei ultimi quindici anni (circa) di vita, da quel lontano 2002 nel quale grazie a mio padre (mio principale mentore e fonte di ispirazione, nella sua libreria ho scoperto i miei miti: Il Signore degli Anelli, Shannara, Dune, Asimov per citare solo i più influenti sulla mia adolescenza) che nella sua ingordigia letteraria da spiaggia aveva trovato i primi due libri della versione italiana, cioé il primo libro della serie originale.

Fu amore immediato per me, e come tutti gli amori furono anche dolori immediati, tra cui la flemma produttiva del Vecchio Ciccione e il ricatto economico di quei ladri della Mondadori, che spezzavano ogni libro in due o tre parti, prolungando la mia agonia e salassando i miei pochi averi.

Fu amore comunque, poco condiviso da amici o conoscenti, tanto che spesso pensavo di essere il solo ad apprezzare la serie.
Ben presto le atmosfere di Westeros scalzarono quelle di Tolkien nelle mie serate (nottate soprattutto) di giochi di ruolo on-line, con la nascita di personaggi come Il Monco, di ranger con compagno animale un lupo bianco, molta meno magia e più trame politiche e "realistiche".

Poi, finalmente, la serie TV.
Fantastica, primo episodio perfetto, prime serie eccezionali, perfettamente all'altezza dei libri...vabbeh, qualche attore non l'ho trovato subito azzeccato, tipo Cersei e Daenarys, troppo poco bionde naturali e la seconda troppo tozzetta, ma si tratta di dettagli.

Poi, le incrinature...

Prima nella saga letteraria, che comincia a perdersi nelle sottotrame, che si dilunga eccessivamente (soprattutto visto l'enorme intervallo di tempo tra un libro e l'altro) e perde un po' di senso generale.
Poi il tanto temuto punto critico: il sorpasso della serie TV sui libri.




E qui le cose cambiano, già un po' nella sesta serie, ma soprattutto nella settima.
Basta trame machiavelliche, basta personaggi "grigi", mai buoni e mai cattivi.
Tutto avviene velocemente seguendo le aspettative da "tutti felici e contenti" di un pubblico che vuole solo essere coccolato e rasserenato.
Gli eroi diventano senza macchia e senza paura, i cattivi vengono sconfitti, il nemico sono solo i Non-morti che verranno spazzati via dagli scintillanti eserciti umani tutti affiatati e amici.

Sesso? Ma no!
Qualche vedo/non vedo, magari sfuocato dietro la luce di romantiche candele.
Tutti pucci-pucci e occhioni dolci, non vorremmo mica scandalizzare le famigliole strette sul divano, no?




Per carità, ci hanno per ora risparmiato la Perfida Cersei, ultimo rimasuglio di quello spirito di Martin che ha caratterizzato gli esordi, anche se quando l'ho vista arrivare e offrire tutto il suo aiuto nella guerra agli Estranei ho rischiato di vomitare la cena.
Però guai a uccidere gli amati fratellini, lasciamoli pure andare via, soprattutto Jaime nonostante il dichiarato tradimento!

Però hanno fatto morire un drago! mi potrebbero ribattere.

E certo, ma tanto ne servivano due, il secondo da dare a Jon/Aegon e così la coppietta potrà lanciarsi nello scontro finale contro il Night King.


Che spreco.










Sopravvissuti ad Agosto

Mi prendo la libertà, con un giorno di anticipo, di dichiarare chiuso il mio Agosto 2017.

Non mi sogno nemmeno di fare lo snob, quello che agosto lo disdegna, che il caldo è un'oppressione, che l'inverno è decisamente meglio...

Col cazzo.
Il caldo non è mai troppo, e l'estate non è mai lunga abbastanza.

Io comincio a diventare malinconico già il 21 giugno, pensando che le giornate si accorceranno e che tra solo sei mesi sarà Natale.
In ogni caso, prendo atto che le mie Ferie (quelle con la F maiuscola appunto) sono terminate... e purtroppo sono state piuttosto sfigate.

Avevo iniziato bene con il mio primo Trail Francese, nonostante sia risaputa la mia insofferenza verso i francesi (goliardica suvvia) e il fatto che questa gara si svolgesse in buona parte su territorio "rubatoci" a fine guerra.
Bella gara, percorso affascinante e bel week-end con famiglia nel campeggio del paese da cui si partiva.

Ho scelto di fare la versione media, 43 km, un po' perché non volevo star via troppo tempo, un po' perché volevo testare maggiormente la tenuta a ritmi più sostenuti nei primi 30/35 km di gara dopo i problemi avuti al CRO Trail.
Alla fine ho chiuso in 6 ore e 26 min, con una media al km che è la mia migliore in gare di questa fascia di lunghezza.
Ottima la fase in salita, con il tratto finale prima del GPM a 2600 metri fatto addirittura correndo un po'.
Leggero momento di crisi (solo stanchezza) nella successiva e ultima salita, intorno al trentesimo km, a conferma che questa distanza è un po' il punto critico sul quale lavorare.

Da qui in poi il discorso corsa praticamente si interrompe, causa una fastidiosa infezione con 40 di febbre e conseguente cura di antibiotici e abbattimento fisico.
Una settimana di vacanza sprecata. Anche di più considerando gli strascichi.

Ed il resto tutto molto tranquillo: casa, montagna, quattro giorno al lago con il camper senza uscire dal Piemonte.

Ora non mi resta che affrontare settembre.









giovedì 27 luglio 2017

Sedotti dal Diavolo

In genere mi definisco un cultore e un difensore del Km0.

Cerco di comprare nei piccoli negozi di paese, sia per quanto riguarda gli alimentari, ma anche per l'abbigliamento sportivo.
Ovvio che in questo modo limito la scelta oltre a limitare di molto i miei risparmi, ma mi illudo di mantenere vivo un tessuto sociale che genera ricadute positive nell'immediato nel posto in cui vivo.

Sotto questo punto di vista Amazon per me è il diavolo, dovrei combatterla ed evitarla in tutti i modi...

Ma cazzo alla fine è impossibile non lasciarsi sedurre.
Ho resistito per le ultime scarpe, solo perché i saldi mi hanno permesso di prenderle ad un prezzo ancora più competitivo (Hoka SpeedGoat, magari dovrei aggiornare le recensioni dei miei materiali). 
Ho ceduto ad esempio sul Garmin Forerunner 235, acquistato a 250 euro grazie ad un alert sulle offerte Amazon risparmiando 110 euro sul prezzo del mio negoziante di fiducia.

Offerte del genere, una completezza di prodotti incredibile, assistenza personalizzata immediata (del tipo che mentre sei al telefono ti spediscono al volo un nuovo prodotto al minimo dubbio di insoddisfazione), consegne in un giorno o due...

Ma come è possibile competere con un servizio del genere?
Ha senso tentare una resistenza?

E ora ci si mettono pure con la TV on demand, che anche qui non volevo cedere, ma avendo Prime potevo usufruirne gratuitamente.
E' già sta soppiantando Netflix.

Il catalogo delle serie diventa sempre più interessante (al momento sono infognato con Mr. Robot), l'interfaccia la trovo fatta benissimo, con le schede personaggi e curiosità subito a portata di mano...

Chi li ferma più questi???





martedì 25 luglio 2017

L'amico vien correndo

Continuano in questi giorni le sensazioni positive nella corsa.
La settimana scorsa ho finalmente infranto il muro dei 30 minuti nella mia solita salita di pausa pranzo alla Sacra di San Michele. 29'42" sulle note dei Linkin Park, per ricordare il povero Chester.

La cosa che mi soddisfa è che non partivo puntando al tempo, ma solo per trovare un mio ritmo di corsa e mantenerlo lungo tutta la salita, senza mai camminare.
Alla fine sembra proprio che questo approccio paghi di più rispetto agli sprint sulle pendenze più dolci alternati alla camminata nei tratti più ripidi.

Ieri di nuovo un bel giro tipo trail su un percorso di 10 km, con salita su scalinata di una condotta idrica dove di nuovo sono riuscito a correre senza fermarmi (qui però perdendo rispetto ad altre occasioni in cui ho camminato di più).

Arrivato nel punto più alto del mio giro, presso un paesino di montagna, ho fatto amicizia e diviso l'acqua di una fontana con un simpatico border collie. Quando sono ripartito per la discesa me lo sono ritrovato a fianco, e con mio stupore non mi ha abbandonato per tutto il tragitto verso casa.
E' stato bello correre nuovamente con un cane dopo tanto tempo. Ammetto di aver sperato che fosse senza padrone, e già me lo immaginavo vivere felice insieme a noi.

Arrivato a casa ho controllato il collare, trovando il numero di telefono del padrone.
Quando l'ho composto sul telefono mi è comparso subito il nome del ristorante che si trova nel paesino da qui siamo partiti, riportandomi inesorabilmente alla realtà.

Ci siamo fatti un'ultima bevuta insieme, in attesa che la sua padrona (che conosco da quando siamo bambini ma che non sapevo avesse questo cane) venisse a prenderlo.

Non era lui il successore di Mr. P, si vede che il mio prossimo cane deve ancora trovarmi.



giovedì 20 luglio 2017

Epic CRO-fail


183 concorrenti alla partenza.
108 all'arrivo

40% di abbandoni... tra cui il sottoscritto!


Una delle gare più dure del panorama ultra-trail, forse la più dura tra le sue "simili", cioé gare che si aggirano sui 120 km con dislivelli di 6/7000 metri.

Eppure ero partito bene, con le gambe che giravano e le giunture che non davano problemi sulle prime, seppur limitate, discese.
I primi 25 km erano forse i più duri da un punto di vista fisico, basti dire che in questo breve tratto si raggiungevano già 2600 metri di dislivello, più di un terzo del totale.
Eppure per me non avrebbe dovuto essere un gran problema, già fatto cose molto simili. Invece, in prossimità del primo cancello orario, il rifugio Don Barbera, ho cominciato ad avvertire disagio allo stomaco. Fermato, preso del brodo caldo, ma alla ripartenza invece che sentirmi meglio ho cominciato ad avere nausea fortissima e spossatezza.

Stringendo i denti ho proseguito per quasi dieci km, tra soste, vomito e giramenti di testa.
Ma di notte, a 2400 metri di quota in bilico su un costone scosceso non è facile mantenere la lucidità.
Ad un certo punto un volontario del soccorso alpino mi incrocia e mi propone di riportarmi al rifugio in macchina, visto che da lì in poi mi aspettano più di 15 km in cresta senza possibilità di evacuazione su mezzi.

Fin qui è stato bellissimo comunque!

Il disagio è troppo forse, facile farsi tentare e soprattutto lasciarsi convincere a desistere.

Addio sogno dell'arrivo al mare.




....

A quasi due settimane di distanza la delusione mi segue ancora.
Avrei potuto evitare questo ritiro?
Se fossi partito ancora più piano?Se avessi evitato il brodo mangiando invece solo delle arance?
Se (soprattutto) non avessi incontrato il ragazzo del soccorso alpino, stringendo i denti in attesa di calare di quota e di "riposarmi" nelle prime e lunghe discese?

Magari ce l'avrei anche fatta per quel primo tratto, ma se i miei compagni di squadra nettamente più in forma di me sono crollati a loro volta a causa del caldo e della nausea durante il giorno successivo, non avrei rischiato solo di prolungare la mia sofferenza per ritrovarmi allo stesso risultato?

Invece ho trascorso un sabato e una domenica al mare con la mia famiglia godendomi a pieno ogni momento, e soprattutto non avendo nessuno strascico fisico (neanche un po' di stanchezza alle gambe!) che mi impedisse di giocare e divertirmi con le bimbe.


E adesso?

Ho ripreso subito a correre, e devo dire che mi sento molto in forma in questo periodo.
Ieri sera appuntamento imperdibile per i runner della zona, con una garetta di 6 km tra campi di mais e stradine di campagna.
Per la prima volta ho tenuto testa ai veterani che da un paio di anni punto a raggiungere in queste corse, battendo il mio record sui 5 km con un meritevole ritmo di 4'05".

Beh, diciamo che è la prima volta da un po' di mesi che corro 5 km in piano, in ogni caso il risultato è incoraggiante, e se non fosse stato per il fondo sconnesso e alcuni imbottigliamenti, forse l'agognato muro dei 4'/km l'avrei infranto.

Sto anche pensando di ributtarmi negli ultra trail, anche se la paura è molta, visto che il problema della nausea è subdolo e crudele, e pensare di ritrovarsi a metà gara, magari su una cresta di una montagna di notte, con conati e vertigini è decisamente scoraggiante.

Un obiettivo papabile è il trail del Lago d'Orta , però limitandomi alla distanza di 82 km.
Dopo una gara di 66 e un allenamento di 75, il salto più logico è in effetti questa distanza provata in gara, per poi sdoganare una volta per tutte le over 100 km.

Che faccio, mi iscrivo???

giovedì 29 giugno 2017

Provenza 2017

Si, bella la Provenza, soprattutto se si riesce a visitarla non ad agosto.

In realtà la maggior parte della nostra settimana l'abbiamo trascorsa in un campeggio sul fiume Ardéche, appena oltre il confine della Provenza vera e propria, ma ancora un posto molto affascinante, ricco di colline, di gorge, di villaggetti in pietra chiara circondati da campi di lavanda in una fioritura migliore rispetto agli alti piani più a est.



Abbiamo avuto qualche difficoltà di adattamento, come sempre, ma poi le bimbe si sono innamorate del posto e della vita da campeggio.

Momento clou: la nostra festa d'estate sulla spiaggetta con danze e canti intorno al falò, pizza francese e gelato.
Ad un certo punto intorno a noi si era formato un pubblico di pacati franco-nordici (soprattutto Olandesi) che ci guardava con simpatia e tenerezza...
almeno spero.


Per la parte itinerante ci siamo fermati nel piccolo paesino di Roussillon, famoso per le cave di ocra e per i suoi panorami colorati di rosso e di giallo. 
Entrando in paese arrivando da Apt si trova un bel parcheggio per camper (12 euro notte più tutta la mattina successiva) con dei bagni pubblici piuttosto puliti. La zona è molta tranquilla e piacevole, ed il paesino dista circa 700 metri, dieci minuti a piedi.




Il giro nelle cave è divertente (5 euro), e come al solito ci siamo fatti riconoscere pitturandoci la faccia di ocra e di rosso come gli indiani.



Poco più su, inoltrandosi nella valle del Rodano e sfiorando il suggestivo borgo di Gordes, si arriva nella valle chiusa di Fontaine de Vauclause, luogo famoso per aver ospitato Petrarca e per la sua incredibile fonte che erutta direttamente un fiume verdissimo da sotto terra.

Il luogo mette pace, te ne rendi conto subito, sia per il bellissimo fiume, sia per il paesino placido e ombroso che sonnecchia sorridendo sotto gli enormi platani 

Impossibile resistere ad un bagno in quelle chiare e fresche dolci acque... anche se ho rischiato un arresto cardiaco passando dai 40 gradi esterni ai 10/15 dell'acqua.

Ma ne è valsa la pena!






E poi alla ricerca della lavanda sull'altopiano di Valensole

Suggestivo, forse un po' troppo frequentato e con la fioritura non al top.
Siamo arrivati in zona intorno alle sei di sera, con un cielo leggermente velato a occidente. La luce era troppo calda e il tempo a disposizione troppo poco per poter cercare i posti migliori.

Non sono soddisfatto delle fotografie scattate, l'ideale e passare in questa zona un paio di giorni per poter godere delle diverse sfumature della luce durante il giorno, specialmente all'alba, ma abbiamo dovuto scegliere se perdere ancora tempo tra i campi o cercare di raggiungere un buon posto per passare il nostro ultimo giorno.







Abbiamo scelto quindi di dirigerci verso il Lago di Sainte Croix, da cui partono le famose gorge del Verdon.
Non consocevo bene il posto, ma è stata una bellissima sorpresa.
Attaccato al paesino di Saine-Croix, che domina il lago sottostante, c'è una bella area camper (8 euro al giorno) con corrente e acqua potabile a pagamento,  bagni e acqua non potabile a volontà.
In pochi minuti si raggiunge il paesino dove si trova un ristorante e un bel bar con dehor a strapiombo sul lago.

Al mattino dalle otto anche i camper posso scendere sulla riva, quindi ci siamo alzati di buon'ora e abbiamo percorso gli ultimi tornanti arrivando ad una zona di parcheggi e di aree pic-nic sulla spiaggia.
Comodissimo sistemare il camper vista lago in prossimità di qualche tavolo con panche per godersi una colazione con vista fantastica.
Io la prima cosa che ho fatto è stato buttarmi in acqua, visto che la zona era ancora tutta deserta e di una tranquillità impressionante.


Questo lago, a differenza dei soliti che ho frequentato, ha un acqua e un fondo assolutamente puliti e limpidi, senza tracce di melma e di viscido come accade di solito. Sembra quasi acqua di torrente ma ferma e calda (non gelida almeno!)
In tarda mattinata la zona si è abbastanza animata, essendo domenica, ma noi abbiamo preso in affitto una piccola barchetta elettrica per attraversare il lago e visitarne una buona metà, e trovando innumerevoli posti tranquilli e appartati

Da ripetere una gita in questo posto, magari utilizzando il campeggio comunale sulla riva che sembra spartano ma accogliente.

Nel pomeriggio siamo scappati verso casa, e per fortuna le bimbe hanno dormito quasi fino a Briançon per poi accontentarsi di Peppa Pig sul cellulare permettendomi così di fare un'unica tirata fino a casa ed arrivare non troppo tardi.


La cosa più difficile di questi viaggi è proprio riuscire ad evitare la loro insofferenza!


giovedì 15 giugno 2017

Una settimana di allenamenti a tre settimane dalla meta

-21 CRO

Le settimane volano via che neanche riesci a riprendere fiato.
Gli allenamenti non vanno come mi ero immaginato, ma forse è meglio risparmiare forze e cartilagini che forse saranno la risorsa decisiva.

Nell'intorno di questo week-end avrei voluto/dovuto fare un ultimo lungo, una cosa tipo dieci ore e un'ottantina di km magari rimanendo a bassa quota per abitarmi al caldo e alla sete.
Alla fine non ne ho avuto il tempo, ovviamente. O prendo ferie per un giorno intero, oppure mi devo giocare il sabato o la domenica, cosa non fattibile questa volta.

Ho ripiegato comunque su un bell'allenamento: una salita di 550 metri fatta tre volte di seguito, una sorta di ripetute lunghe su mulattiera che si sono rivelate decisamente impegnative.

Il dislivello di 500 metri è un po' il muro da infrangere nella salita, dopo di solito si entra in uno stato di "messa a regime" che magari ti consente di affrontare senza problemi il doppio o il triplo della salita.
Ripartire invece per la discesa quando le gambe cominciano a girare e il fiato a regolarsi annulla subito la tua fragile zona di comfort che magari ti sei creato.

Stesso discorso per la discesa...
500 metri ti portano a correre e spingere a fondo, facendoti arrivare al limite di sopportazione della fatica sui muscoli delle gambe senza che te ne renda conto.... se non nel momento in cui fai dietro front e provi a ripartire in salita.



La terza salita è stata infatti abbastanza dura, soprattutto nella prima parte, ma devo dire che nel complesso ho risposto bene rimanendo nell'ora a giro, che è il parametro consigliatomi di rispettare. 

Diciamo che quattro volte sarebbe stato perfetto come prova, ma avevo tre fanciulle che volevano stare un po' con me prima di andare a letto, e non potevo certo rinunciare a loro dopo un'intera giornata lontani!


Il resto della settimana è proseguito in maniera piuttosto blanda, con un paio di uscite di scarico sotto un sole terribile.
Ora mi aspetta una settimana di vacanza in Provenza, con tutte le sue incertezze per quanto riguarda il tempo libero da dedicare alla corsa.

E prenderla invece come riposo rigenerante???

mercoledì 14 giugno 2017

Le sere estive

Da sabato qui fa un caldo porco.

Trenta gradi in media durante la giornata e nessun alito di vento che possa mitigare i nostri boccheggiamenti.

Con questo clima le giornate diventano lunghe, gli impegni si accavallano uno sull'altro e tanto vale arrendersi prima ancora di cominciare a risolvere qualcosa.

E i lunedì è ancora peggio.


Dopo un week end intenso ci siamo presi una mezza serata di relax, con le bimbe dai miei genitori e io e Moglie a prenderci un aperitivo all'aperto sperando nella provvidenziale brezza della sera.

Niente brezza, ma un secondo giro di prosecco ha reso la sofferenza più accettabile.

Vado a raccattare le due monelle e le trovo in cortile con il nonno a giocare a palla.
La piccola ha il solito sguardo crucciato e monello, stinchi, ginocchia, mento ricoperti da bolli e graffi. Il resto della pelle scoperta ricoperto da segni di pennarello e altre macchie imprecisate.
La grande mi accoglie con il solito sorriso da finta santarellina, le paperine dorate e la gonna plissettata con i brillantini... peccato per quei simboli di bat-man e uomo ragno disegnati con il pennarello nero sulle braccia, pennarello nero che ha lasciato macchie residue sul resto del corpo e dei vestiti ovviamente.

Gelato?
Gelato!

Lasciamo perdere le gelaterie fighette in centro, e ci dirigiamo al bar-trattoria del laghetto
Il laghetto in realtà è poco più che uno stagno, ma le zanzare non sono poi così fastidiose, e il gracidare delle rane tra i riflessi rossi della sera rende il posto quasi magico.

Il proprietario è uno del popolo, siede tra gli avventori all'aperto allo stesso tavolo di un tipo strano che continua a ridere con aria un po' ebete, e quando prende in braccio la piccola per farle vedere cosa si nasconde nel frigo dei gelati esclama: chi è che puzza di merda qui??? 

Vabbeh, tanto dopo le butto nella doccia e le riprendo solo quando finisce l'acqua calda. Forse.

C'è anche il mio presidente del gruppo Alpini, con il barbone bianco arruffato e la giacchetta a vento che non si sa mai, siamo sempre in montagna nonostante tutto.

La moglie di lui saluta con uno sorrisone Figlia Piccola facendole moine e  complimenti, ma lei la guarda ovviamente malissimo spalmandosi in faccia un misto di panna e cioccolato prima di raggiungere sua sorella.

Mi piace questo posto, quest'atmosfera e questa gente.
Le due cavalle dei proprietari sporgono la testa dalla siepe per osservare lo strano ritrovo umano, e il cane pulcioso e arruffato corre su e giù nel suo recinto in apparenza allegro e giocoso (Ma secondo me dovrebbe uscire più spesso).

Mentre mangio la mia Coppa Oro (quella con le granelle di meringa sul fondo, il gelato perfetto per antonomasia) seduto in riva al laghetto, la piccola mi si appoggia sulla schienaesclamando un "mio papà!" che è il suo must del momento.

Solo più tardi scoprirò che quel senso di umido e fresco era metà del suo gelato che si riversava sulla mia camicia.






venerdì 9 giugno 2017

3 e 35...

...che potrebbe essere l'ora prediletta da Figlia Piccola per svegliarsi e urlare come una matta una buona mezz'ora, ma per fortuna (?) lei preferisce limitarsi ad un intervallo che va da mezzanotte all'una, per poi rassegnarsi e piombare in un sonno pesante che dura quasi sempre fino all'alba.

Le notti cominciano a prendere una routine accettabile, forse.

3' e 35'' è invece il mio nuovo record sui 1000 metri, ottenuto in una serata di allenamento di gruppo che quasi volevo saltare per via di una generale fiacchezza forse dovuta agli antibiotici oltre che al caldo afoso di questi giorni.

2000-1000-500 x2 

Bello come allenamento, molto provante a livello di resistenza.
Il mio socio, che correrà con me una staffetta da 3 km a testa venerdì prossimo, era in seria difficoltà, e sul secondo 2000 l'ho perso completamente, lui che di solito dimostra più tenacia e costanza del sottoscritto.

Che abbattere questo muro dei 3'30" sia finalmente alla mi portata?

Non che a me serva molto insistere sulla velocità, però è confortante vedere i propri tempi scendere.


martedì 30 maggio 2017

Soglio col bene che ti voglio...

Doveva essere l'ultima prova importante per l'avvicinamento al Cro-Magnon Trail del 7 luglio, questo GIR LUNG del Monte Soglio con i suoi 66 km e 3600 metri di dislivello decantati da tutti come una delle corse più devastanti della zona.

Partenza ore 6, e un'ora di macchina per raggiungere il posto. Quindi sveglia alle 3 di mattina e colazione con 100 grammi di riso bianco alle 4.
Sul posto c'è un bel clima, tanta gente e una bella organizzazione che fornisce colazione, depositi borse, palestra con panche e tavoli e già i primi stand di negozi tecnici.
Incontro qualcuno che conosco della mia squadra e di squadre amiche delle nostre parti, qualche saluto e qualche foto, ma poi preferisco starmene per conto mio.

Fa già caldo alle 6 di mattina, e il cielo e leggermente coperto tradendo una mancanza assoluta di aria, l'afa non tarderà a farsi sentire.

Parto tranquillo con ritmo regolare, posizionandomi da subito a metà circa del gruppone. Il percorso raggiunge subito le pendici della montagna dapprima per una strada sterrata, poi imboccando un bel sentiero di terra battuta. 
Un po' caldo ma sto bene, volo via sulle due prime salite entrambe di 500 metri circa, poi un continuo sali e scendi per oltre trenta chilometri in un bellissimo scenario di boschi rigogliosi e pascoli.
Corro tranquillo, mi alimento ogni 30/45 minuti, bevo regolarmente ogni 15 minuti. Nei ristori prendo poco, qualche uvetta e della Coca Cola al massimo, e cerco di ripartire il prima possibile.
Arrivo alla salita che porta al ristoro di metà percorso ancora fresco e risposato, e quasi non mi accorgo dei 400 metri di dislivello ripido in cui i primi concorrenti incappano in qualche crisi. Ad  attendermi c'è minestra calda, polenta e formaggio, e questa volta non mi faccio mancare niente, prendendo un piatto di ogni cosa e mangiando con calma.

Tutti quanti mi hanno detto che la vera gara inizia adesso, e non vorrei farmi cogliere impreparato.

1000 metri netti fino alla cima, che ancora affronto con passo regolare e controllato.... un po' troppo forse!
Arrivo in cima senza particolare sforzo, e in effetti appurerò di aver mantenuto una media battiti da passeggiata nel parco, quasi sempre inferiore a 100 bpm.

Poco male, di certo non ambisco a posizioni da podio, e forse questo mi salverà nel tratto successivo, il peggiore, oltre 6 km di cresta a cavallo dei 2000 metri di quota, su un abbozzo di sentiero molto esposto e di difficoltà tecnica elevata. Una tortura per piedi e gambe.
In questo tratto perdo molto tempo, difficile camminare veloce e impossibile correre, in più le scarpe mi hanno tradito, forse sono già troppo vecchie e "scariche", e la tenuta laterale è ormai praticamente inesistente, causandomi dolori al fianco e al collo del piede.

Dal 45° km le cose cambiano, si comincia a scendere e i sentieri diventano più larghi e piacevoli da correre. Riparto alla grande, mi sento in forze e corro con facilità, superando diverse persone sia in discesa che in salita, e vedo ormai il fondo valle e il paese d'arrivo farsi più vicini ad ogni scollinamento.

Avevo parlato di 11 ore come obiettivo, ma quando le raggiungo mi mancano ancora una manciata di km, forse proprio i più duri! La strada sterrata dell'andata fatta in discesa è terribile, piena di sassi appuntiti, interminabile sotto un sole degno di luglio e con i piedi ormai cotti e doloranti. Alterno tratti di corsetta ad altri di camminata, arrivando al traguardo in 11 ore e 26 minuti, 72° su 180 alla partenza.

Non male come tempo. 
Vedrò alla fine che una persona che conosco, e che mi aveva sempre preceduto in passato, è ben dietro di me. Ed anche il mio socio/collega, in generale nettamente più performante di me, l'anno passato aveva impiegato un quarto d'ora in più.
Inoltre io ho dato veramente il minimo necessario e, a meno di eventuali crisi, avrei potuto facilmente scendere di quasi un'ora come tempo totale (Il tempo al netto dei ristori è stato 10h36').

Ma in fondo che me ne importa?
Non è meglio affrontare queste gare con l'obiettivo di non stare male?

Sempre di più mi convinco che lo spirito degli ultra-trail dovrebbe essere questo per me, e al massimo lasciare spazio a calcoli e agonismo per distanze sotto i 20 km.

Di certo il CRO me lo voglio godere con calma, guardarmi introno e vivermi il viaggio, non la corsa.