giovedì 22 settembre 2016

Quant'è dura la preparazione

Mancano poco più di una settimana al Morenic Trail, e quel che è fatto è fatto...

Ieri sera ultimo "lungo", in notturna, per verificare tenuta ed equipaggiamento.
Abbiamo fatto 21 km di saliscendi tra mulattiere e strade sterrate, chiudendo con una media di 6'42".
La cosa bella è che anche verso la fine si correva in scioltezza, chiacchierando tranquillamente, e io non pativo minimamente lo sforzo.
Il mio socio si è fermato a 19 km (sotto casa sua) mentre io ho proseguito per altri tre, aumentando un po' il ritmo fino a scendere sotto i 5 min/km. In effetti così facendo la fatica è venuta tutta fuori, e alla fine mi sentivo abbastanza stanchino.

Devo tenere a mente la cosa: anche se credo di aver dato troppo poco, la distanza nelle gambe si accumula in fretta, e al minimo eccesso di sforzo salta fuori all'improvviso.

Oggi 8 km di scarico intorno ai 5 di media, e devo dire che mi hanno sciolto per bene le gambe.




D'ora in poi non mi rimane che fare un po' di mantenimento, e poi occuparmi dell'alimentazione... si, ma come?
Scorta di carboidrati? Proteine? Boh.
Credo che l'importante sia mangiare bene e un po' di tutto, evitando come sempre grassi e schifezze varie.

E' bello avere un "grande" obiettivo come questo, lavorare sodo per arrivarci preparati. 
D'altro canto mi rendo conto che tutto l'entusiasmo che riverso su queste cose va a discapito della mia famiglia.
Un week-end di gara è un week-end sottratto ad eventuali gite con loro, e tutti questi allenamenti si portano via tempo già così misero e prezioso.

Difficile conciliare, anche se per ora l'equilibrio mi sembra buono: io soddisfatto e rilassato e loro serene e contente dei momenti passati insieme (tutte e tre!).
L'unica cosa che devo curare di più è il rapporto con la grande, che come già detto sento più faticoso e improduttivo dal nostro rientro dalle vacanze.
Di certo è un momento particolare: troppo piccola per fare grandi cose insieme, troppo grande e orgogliosa per lasciarsi coccolare come la sorellina.
Devo darmi una mossa e informarmi per i corsi di nuoto, e fare in modo che le attività sportive e all'aria aperta diventino un terreno fertile per il nostro rapporto a due.

In fondo un po' di piscina potrebbe essere un toccasana per le mie articolazioni stressate!



mercoledì 14 settembre 2016

Il senno lasciamolo agli altri

Ormai è quasi deciso, i miei ultimi rimasugli di integrità fisica li getterò al vento il primo di ottobre, partecipando al MORENIC TRAIL.

Oltre 110 km da completare in 24 ore, con un dislivello solamente di 2300 metri.
I cancelli sono molto larghi, permettono di farla anche solo camminando di buon passo, ma si tratta comunque di un bel carico per articolazioni, tendini e giunzioni corporee varie.

Diciamo che io sono forse più abituato a cose del genere, venendo da un mondo di marce e camminata in condizioni di alto carico e stress fisico, arrivando a fare uscite di oltre 40 km in montagna con zaino di 25/30 kg sulle spalle su dislivelli importanti.
Sono sempre più convinto che la mia strada sia quella dei trail lunghi, esperienze più coinvolgenti che permettono di godersi a pieno il percorso (e che percorsi!) senza doversi ammazzare negli allenamenti cercando di stare dietro a personaggi che hanno altri obiettivi e altri tempi disponibili per l'allenamento.

Ieri sera, insieme al mio collega/socio di corsa, abbiamo provato un lungo in ottica di questo trail: 20 km tranquilli tra boschi di castagni e paesini di montagna.
Un bellissimo giro fatto in scioltezza, e di cui oggi non ho in pratica conseguenze.
Considerando che il ritmo era leggermente superiore a quello ipotizzato per il trail (6:47 contro gli 8-10 min/km ipotizzati) direi che concludere la gara è nelle mie possibilità al momento... salvo ovviamente imprevisti!







lunedì 12 settembre 2016

Quelli che il lunedì...

Ieri mi sono alzato, alle 6, in perfetta forma.
Alle sette partivo per la vetta del Musiné, lassù dopo 750 metri di salita veramente bastarda.
In effetti mentre cuocevo sotto un sole già cattivo a quell'ora, con le mani sporche di terra rossa (perché qui altro che correre, bisogna inerpicarsi mani e piedi) e la bocca secca e impasta, mi chiedevo perché cavolo mi ostino a provare questa salita, che è brutta, pericolosa e poco utile come allenamento.
Inoltre questa vetta mi mette a disagio, con la sua croce titanica e quelle targhe poco chiare che inneggiano alla vittoria del cristianesimo sulle genti pagane che vivevano in queste valli.

Alla fine sono sopravvissuto, scendendo sotto i 50 minuti dell'ultima volta, e avvicinandomi ai più lusinghieri 45, cioè i famosi 1000 metri all'ora di ascesa.
In realtà Garmin Connect mi ha inserito nella classifica del segmento "Salita al Musiné" con un tempo di 44'11", ma non tenendo conto del tratto di strada dal parcheggio all'inizio della mulattiera.

Il resto della giornata è passato via liscio, con giochi nella piscinetta gonfiabile con le bimbe e una festa di compleanno al parco in atmosfera molto rilassata.

Oggi, dopo neanche un'ora di ufficio, ho cominciato a sentirmi rigido e anchilosato.
Credo che la vita sedentaria e in cattività mi stia sempre più stretta, devo assolutamente trovare il modo di cambiare vita!

Questo è anche il lunedì del ritorno all'asilo di bimba grande, e quindi del definitivo rientrare nella routine post-vacanze.
Dopo l'intesa esperienza delle vacanze in camper solo noi quattro, ho patito un po' il rientro a casa con lei.
Sembra che tra di noi sia più difficile trovare sintonia, con frequenti litigi e incomprensioni.

Qualche settimana fa leggevo un articolo interessante sull' essere padre oggi.
Come io stesso ho notato più volte osservando le mie conoscenze, si analizzava il fatto che al giorno d'oggi è sempre più difficile per i padri identificare e mantenere il proprio ruolo.
E' venuta sempre meno la figura del padre educatore duro e intransigente, e sempre più spesso si ricade nel rischio di diventare "Papà pluche" (termine usato spesso da questo gruppo di pediatri), una figura goliardica che gioca e dice sempre si, ma che in fondo non ha più un ruolo così fondamentale nell'educazione del bambino, e può benissimo essere sostituito da figure analoghe, quali nonne o zie.

Veniva poi sottolineata l'importanza della dualità mamma-papà, con le loro differenze e con i loro contributi complementari, necessari per l'educazione ottimale dell'individuo.
Un bell'esempio che mi ha colpito è stato: la mamma è quella che abbraccia, che dà sicurezza; il papà è quello dei "salti in aria", delle prime esperienze di distacco dove si affronta la paura dell'ignoto.

Mi ha colpito questa distinzione perché calza perfettamente con la mia esperienza.
Mia figlia cerca me proprio per i giochi più spericolati, per il brivido del pericolo, tra cui andare a caccia di mostri e il farsi lanciare in aria che mi chiede tutte le volte che è contenta di vedermi o che vuole esibire il suo papà davanti ad altri.
Le prime volte che siamo andati in piscina poi, istintivamente nel momento della paura cercava e chiamava me, non sua mamma come sempre. All'epoca cosa ancora più insolita rispetto ad adesso.

Dovrei quindi essere consapevole del mio ruolo, consapevole del fatto che per i primi anni la mamma è l'assoluta protagonista mentre il papà spesso è visto come elemento di fastidio in questo rapporto esclusivo.
Dovrei anche impormi di evitare di ricadere nel ruolo di quello che sgrida e impone l'ordine con la forza fisica. Rischio questo sempre dietro l'angolo, ma che crea subito risentimento e senso di ingiustizia nel bambino.

Io, che nella vita sono sempre stato burbero e scostante, arido di manifestazioni di affetto, adesso mi devo sforzare di non essere troppo pacioccone e coccoloso con le mie figlie... (addirittura anche con mia moglie, ma questo è un'altro discorso!).
Sarà il mio karma?






Attenti a voi Pagani! Stiamo arrivando!





martedì 6 settembre 2016

Chi ben comincia... ha metà schiena!

La nuova stagione sportiva era appunto cominciata bene dopo il rientro dalle ferie...

Un lento di 13 km per riprendersi un attimo, poi dopo un week.end tranquillo lunedì scorso sono partito deciso: classica salita alla Sacra di S. Michele abbassando il tempo di oltre quattro minuti (33:40, si avvicina il traguardo della mezz'ora), martedì scarico di 7km, mercoledì ripetute con la squadra stabilendo il record sui 1000 con 3':38".
Venerdì poi garetta tranquilla nei campi, 8 km chiusi a 4:30 senza sforzare. Considerando le strettoie, le perdite di tempo e il terreno sconnesso, direi che posso puntare a scendere sotto i 4:20 in una gara da 10 km su asfalto...

Se non avessi la schiena a pezzi!

Domenica mi sono alzato con il fondoschiena bloccato, credo sciatalgia avendo male fino alla gamba.
Adesso, dopo tre giorni, le cose non sono migliorate sensibilmente, e continuo a sembrare un vecchio di ottant'anni.
Oggi pomeriggio visita dall'osteopata, sperando riesca a sbloccarmi.


Non so se è la corsa la causa principale di questi problemi.
E' da quando sono arrivate le bimbe, con i conseguenti sforzi per tenerle in braccio, che ho fastidi. Infatti prima che arrivasse la piccola, con la grande ormai autosufficiente nella deambulazione, avevo passato un periodo in cui stavo particolarmente bene.

Spero solo di non entrare in un loop di acciacchi e stop alle attività.



giovedì 1 settembre 2016

Ciò che (non) sono

Quasi due mesi di vuoto nel blog.
Non sono un bravo blogger/diarista.

Non ho il dono della fluidità della scrittura. I pensieri si accavallano agli eventi della mia vita senza che io trovi la forza o il tempo di districarli e fissarli tra le trame di una qualsivoglia forma di scrittura.
I progressi nella corsa, il crescere frenetico delle bimbe, le vacanze intense in Croazia...
Tutto aspetta ancora di essere digerito, compreso, reso fluido nel fluire dei ricordi.

Il mio Mac è intasato da abbozzi fotografici.
Non sono un bravo fotografo.
Non mi prendo il tempo giusto per osservare il mondo, accumulo scatti imprecisi senza seguire un progetto coerente. Ricado nel male dell'era digitale facendomi sommergere dalla mediocre quantità, rinunciando al sacrificio della scelta e della cura del minimale.

Non sono un bravo corridore.
Ho rimandato di una settimana la ripresa degli allenamenti, noncurante degli sguardi perplessi del mio amico fermo per problemi fisici, e che mi considerava un malato di mente se preferivo cazzeggiare per le vie del paesello con una bimba dai piedi sporchi appesa al collo.

Non sono un bravo lavoratore.
L'Italia va a rotoli, sotto i 24 anni c'è la "Generazione Perduta", fino a 35 ci sono solo "bocia" che si barcamenano in lavori precari o che vengono che vengono sottoutilizzati.
Qui si fa affidamento solo sugli ultrsessantenni, che non se ne vogliono andare e soffocano le intere speranze del paese.
Ma la colpa forse non è neanche tutta loro, ma di chi non ha il coraggio di investire sui giovani.
Io ricado in pieno in questa realtà, e sono ormai stufo. Non combatto, ho smesso di cercare di essere utile e propositivo. 
Vegeto facendo passare le ore, pensando ad altro, illudendomi di avere la possibilità di fare progetti alternativi. In realtà l'apatia, la non attività, riduce gli stimoli e la produttività generale a livello personale. Si diffonde in tutti gli ambiti della vita, intaccandone ogni aspetto.
Dimostrazione più eclatante: cazzeggio di più in ufficio e scrivo di meno sul blog.
Dovrei reinventarmi, impegnarmi per me stesso ed essere artefice del mio progredire...

Ma non ho voglia.


Penso solo allo stipendio che per ora è garantito, e alle cinque quando andrò a casa e porterò la mia famiglia ad una bella scampagnata infrasettimanale in questo bel giorno di settembre.
Per adesso l'importante è cercare di essere un buon padre e un buon marito.


Per il resto chissenefrega...