giovedì 22 dicembre 2016

Playlist Run

E' da qualche uscita che ho ripreso ad ascoltare musica mentre corro, dopo che per parecchio tempo avevo smesso addirittura di portarmi il cellulare dietro. Un po' perché nella bella stagione non ho posto dove metterlo (dovrei mettermi un marsupio ma mi dà noia), un po' perché nelle corse in pausa pranzo esco insieme al mio collega e quindi mi pare maleducato mettermi le cuffiette e ignorarlo.
Adesso che lui è zoppo e mi ha lasciato solo, e che fa freddo quindi indosso sempre il gilet con ampia tasca posteriore, ho ripreso questa abitudine.

Tutto queste per dire?

Che oggi ho rifinito la mia playlist di spotify "Run", che è quasi identica da due anni a questa parte rimanendo la mia scelta preferita mentre corro


  1. Come Out and Play - The Offspring
  2. American Idiot - Green day
  3. Epic (Live) - Faith No More
  4. From Out Of Nowhere (Live) - Faith No More
  5. Cochise - Audioslave
  6. Smell Like Teen Spirit - Nirvana
  7. Eve Flow - Pearl Jam
  8. Brain Of J. - Pearl Jam
  9. Out Of The Black - Royal Blood
  10. Smooth Sailing - Queens Of The Stone Age
  11. Days Are Forgotten - Kasabian
  12. Knights Of Cydonia (Live) - Muse
  13. Bullet With Butterfly Wings - The Smashing Pumpkins
  14. Reapers - Muse
  15. Thunderstruck - AC/DC
  16. Livin' On The Edge - Aerosmith
  17. Sweet Child O' Mine - Guns 'n' Roses
  18. Song 2 - Blur
(Si vede che sono vecchio, vero???)

Ho provato ad usare le varie playlist preconfezionate in base al ritmo della corsa, ma non c'è niente da fare, niente riesce a competere con "la mia".



Gli allenamenti comunque sembrano essere ripresi con un buon ritmo.
Ieri sera lavoro di squadra, 3000 secco + 5000 fatto 500 lento e 500 veloce.
Avevo le gambe di legno, non avendo fatto niente da sabato, ma alla fine ho fatto il 3000 a 3:48, sono contento. Un po' più scostante nei restanti 5000... vabbeh dai, un po' di pietà!

Oggi una bella uscita in pausa pranzo con un sole tiepido e piacevole, tanto da aver addirittura troppo caldo con la maglia lunga.
8000 netti con uno strappo in salita di 500 metri che mi ha dato una bella svegliata ai quadricipiti.
Concluso a 4:55 in totale, il che non è male per i miei giretti della pausa pranzo.

Adesso mi rimane un giorno di lavoro e poi due settimane di vacanza. La speranza è di riuscire a fare qualche bel lungo in montagna, magari superando i 30 km...

Speriamo che il bel tempo regga.



lunedì 19 dicembre 2016

Sulle piste da sci bisogna andarci... con gli sci!

E' stato un weekend lungo, faticoso, di quei weekend che ti si appiccicano addosso e te li trascini almeno fino a mercoledì.

Sabato tanta trepidazione per questo Vialatteatrail...
Molto bella la location, una Sauze d'Oulx allegra e addobbata a festa, con tante luci e tanta gente per le strade e nella piazza allestita per la partenza.
Mentre mi preparavo nella palestra del paese cercavo di capire come si erano equipaggiati gli altri... ramponcini? Bastoncini? Giacche a vento o piumini?
In effetti c'era di tutto, dall'omino Michelin a virtuoso delle calze fini e gilet leggero.
Io alla fine ho optato per un doppio strato di magliette termiche, gilet soft-shell e sopra k-way antivento leggero. Nello zaino piumino tecnico e pile. Per i piedi delle "catene" da neve, ma non messe alla partenza, visto che si prevede quasi un km di asfalto pulito.

Alla partenza c'è un bel clima, gente entusiasta e allegra che infonde energia.
Mi riprometto di partire calmo, e infatti il primo km trotterello con i miei bastoncini in mano senza spingere. Quando comincia la pista da sci mi rendo conto di aver fatto il primo errore! Il fondo è compatto, la salita subito importante, avrei dovuto mettere da subito le catene, invece fatico più del dovuto ad arrampicarmi solo con bastoncini e punta delle scarpe. Avrei dovuto fermarmi e metterle subito appunto, ma come sempre all'inizio, sembra che pochi secondi possano decretare il fallimento di un'intera gara e quindi insisto ad andare avanti.

La salita è di 1200 metri scarsi, tutta per piste da sci a volte davvero ripide e scivolose.
Me la cavo comunque, non soffro particolarmente e arrivo al GPM del trail corto con un tempo di 1h20' circa, però io devo proseguire ancora per un bel pezzo, e la cima del monte Fraiteve la raggiungo in 1H45' in maniera ancora abbastanza briosa.

Piccola concessione al ristoro, poi ci si tuffa verso Sestriere, e subito capisco che non posso più andare avanti senza catene. Perdo qualche minuto per fissarle al meglio, poi mi fiondo senza cognizione giù per la pista...

E' dannatamente divertente, bisogna ammetterlo!

Se si riesce a far correre le gambe senza paura si scende come dei pazzi divertendosi non poco.
Scendo 700 metri in poco più di 20 minuti , raggiungendo il punto di controllo con un buon quarto d'ora di margine sul cancello delle 2h30' (cancello che non credo si stato applicato, visto che io sono più o meno a metà classifica, e dopo di me ci saranno ancora un centinaio di concorrenti).
Da qui parte la seconda salita, "solo" 6 km e 400 metri di dislivello, da fare su una strada carrozzabile chiusa per la neve.
Sembrerebbe facile, ma ben presto mi rendo conto che la discesa appena fatta mi ha cotto per bene le gambe, che il fondo instabile mi rende faticoso ogni passo e che la pendenza leggere non aiuta ma rende la salita interminabile e soprattutto non mi permette di salire di ritmo e scaldarmi.
Comincio a raffreddarmi, e se provo ad accelerare sento le forse abbandonarmi...

Per lunghi momenti mi sento assalire da crisi di panico, comincio a pensare di chiamare aiuto, di abbandonare prima di stare male e bloccarmi nella neve.
Sono paure irrazionali, in realtà non sono così stanco e non ho così freddo, però il panico e l'ansia sono dietro l'angolo, e lo stupore di queste sensazioni mai provate prima (una cosa simile l'ho provata solo in passaggi particolarmente esposti e pericolosi in montagna) mi spiazza.
Decidi di calmarmi, fermandomi per mettermi addosso il piumino e mangiare un po' di frutta secca. Riparto con calma e piano piano supero la crisi, arrivando all'agognato Col Basset col tempo di  3h45, davvero tanto.
E purtroppo non è finita, la discesa di rivela veramente dura, ormai non ho più forza nelle gambe e lo stomaco mi si rivolta ad ogni passo. Scendere i 900 metri che mi separano dall'arrivo mi costa altri 50 minuti di sofferenza, perché il brutto delle piste da sci è che o corri o stai fermo, non è contemplata la discesa tranquilla come nei sentieri dei trail normali.

4h 35 ' finale, 122° su 204 partecipanti.

Blanda prestazione, avrei dovuto avvicinarmi di più alle quattro ore, era nelle mie possibilità.
Ma soprattutto non dovevo soffrire così tanto, se voglio affrontare competizioni ben più lunghe dovrei riuscire ad avere più sopportazione fisica.
Ero piuttosto deluso e demotivato, lo ammetto... che senso ha partecipare con questi risultati? E senza mai ottenere dei significativi miglioramenti?
Solo oggi, analizzando il percorso rispetto ad altri concorrenti (Vedi che Strava serve a qualcosa!), ho visto che nella prima metà ho fatto una buona gara, che il potenziale nelle gambe in fondo c'era. Poi molti sono crollati sulla seconda salita, e tanti in modo decisamente più eclatante.
E' stata una gara a sé, difficile soprattutto per la neve e per il freddo, non paragonabile a trail normali.
E in fondo è stato un ottimo allenamento, visto che il punto più critico che dovrò affrontare è proprio quello delle crisi durante la gara, e non di certo il buon ritmo o la prestazione sul tempo.

La voglia di lavorare sta tornado... ma tra qualche giorno eh, che adesso vorrei godermi un po' di riposo e di caldo, lontano dalle strade se possibile.









mercoledì 14 dicembre 2016

Sulle tracce degli dei

Più o meno un anno e mezzo fa, una giovane archeologa di un paese limitrofo mi contattò per propormi un progetto.
Voleva realizzare una mostra fotografica che desse supporto e base di partenza per le sue visite guidate a tema storico. Il soggetto era l'architettura medievale all'interno del moderno tessuto urbano.

Non si poteva di certo permettere un fotografo professionista, il budget era di poche centinaia di euro, quindi un amatore era l'ideale, e amici in comune le hanno suggerito di rivolgersi a me.

E' stata una bella sfida: in un paio di mesi mettere in piedi da zero una mostra fotografica con soggetto chiuso, trovando il modo di valorizzare e personalizzare scorci piuttosto anonimi e poco interessanti.
Posso dire che sia stato un discreto successo. La gente del paese è rimasta colpita da molte immagini, spesso non riconoscendo angoli e scorci da cui passavano tutti i giorni senza apprezzarne la bellezza.

Quest'anno abbiamo deciso di proseguire la collaborazione, addentrandoci in un tema molto più difficile: le tracce di culti pre-cristiani (celtico-liguri) nella nostra zona.
Ero un po' spaventato, quali cavolo sono queste tracce?
Due pietre sommerse da muschi ed edere? 
E che foto posso fare?

Poi la mia amica mi ha condotto sul luogo della (si spera) prima tappa del nostro percorso (QUI  un link che parla di questo sito.). Un luogo a due passi da casa nostra ma che io incredibilmente non conoscevo.
Si tratta dei resti di un cromlech e di una strada sacra che si sviluppa in una radura che degrada verso una delle cime più sacre della nostra valle e forse del nostro paese, da mille anni ormai dominio incontrastato e simbolo di Cristianità, ma un tempo sicuramente già venerata dai culti delle Madre Terra.
Vabbeh, io ne capisco poco, ma quando sono arrivato sul luogo mi sono emozionato, devo ammetterlo.

Come ricreare questo stupore e questa emozione?

Tanta post-produzione, tentativi su tentativi per trovare il modo di far emergere queste pietre, far capire alle persone che questo è un luogo particolare, interessante e magico.
E sembra proprio che il pubblico abbia apprezzato, a giudicare dai commenti e dai tanti complimenti ricevuti durante i due giorni della mostra.













Ora sarebbe bello sviluppare il discorso, altri siti e collegamenti vari, magari con mostre itineranti nei vari paesi della zona e addirittura una pubblicazione finale.
Magari con qualche introito! 

lunedì 12 dicembre 2016

Un lungo weekend di corsa pura

Fin qui tutto bene...
Un anno fa la mia vita di runner veniva stoppata da un'improvvisa borsite/sindrome bendelletta, che mi avrebbe tenuto fermo fin quasi alla primavera. 
Le prime fitte mi colpirono proprio nella gara dei Babbi Natale che ho ricorso sabato sera, per poi fermarmi definitivamente in una competizione simile la settimana successiva.

Quest'anno invece è andata molto meglio, ottimo tempo e ottimo piazzamento, ma soprattutto ottime impressioni dal mio corpo, in particolare nei cambi di ritmo dopo le infide salite.
E dire che sono arrivato alla gara con le gambe molto stanche:
-Mercoledì ripetute 10x400
-Giovedi lungo in salita su asfalto 17km 1100 D+,
-Venerdì camminata in salita con Moglie
-Sabato mattina ancora montagna con Figlia Grande nello zaino (e quindi una ventina di chili tra tutto c'erano).

Ottimo, imparare a dare il massimo in condizioni di affaticamento generale è il mio obiettivo.
Per non farmi mancare niente poi, domenica mattina giro di prova con la squadra, per provare nuovo percorso 2017 del nostro trail, 10 km e 750m D+ fatti con relativa tranquillità ma pur sempre impegnativi.




Adesso? Settimana di scarico?
Oppure provare a tenere il carico di lavoro più alto, non puntando alla performance nella gara di sabato ma rimanendo focalizzato ad un lavoro di avvicinamento al Cro-Trail di luglio?

Una cosa è certa... comincio ad essere un po' stanchino!



Le cose a casa poi non aiutano.
La nanna di Figlia Piccola continua a crearci qualche problema. Nella prima parte della notte cerco di farla riaddormentare io, il che vuol dire subire un risveglio ogni ora in media fino alle tre di notte, momento nel quale crollo e la passa alla mamma e alla tetta per il resto della nottata.
Ammetto che sta cominciando a diventare un peso, ho quasi l'ansia quando la sera si avvicina.  Mi pesa il non poter avere un momento di completa tranquillità per guardarmi un film o pensare alle mie cose, e fatico tantissimo ad alzarmi di corsa per prendere la piccola urlante primi che svegli tutti.
E' poi davvero frustrante faticare 10/15 minuti per farla riaddormentare, e poi appena la rimetto nel lettino si sveglia di colpo indemoniata come non mai.

Questa notte per un attimo ammetto di averla odiata, alzandola dal letto anche un po' rudemente.
Poi questa mattina si è svegliata allegra e simpatica come non mai, facendomi le smorfie da furbetta e i vari "bubusette", così dopo un secondo l'amavo di nuovo come non mai scordandomi di tutte le sofferenze.

Per quanto tempo ancora la loro camera e i loro letti da "bimbe grandi" rimarranno vuoti???










martedì 6 dicembre 2016

The Day After

Eccoci qui, abbiamo superato questo maledettissimo giorno del referendum.
Ho aspettato un giorno, guardingo e circospetto, per essere sicuro che non accadesse niente di strano, che un'orda grillina non sbucasse da dietro l'angolo sgozzando tutti i renziani del paese, che la Merkel non facesse calare i suoi carri armati oltre il Brennero per attuare un'appendicectomia a questa propaggine d'Europa sempre più agonizzante.


Ho votato si.
Nonostante la mia tessere ANPI, l'amore per le rivoluzioni e l'appartenenza ad una terra di antagonisti.
In realtà, si sa, sono uno che crede nel sistema, nella politica, nella Repubblica Italiana e nell'Unione Europea.

Nonostante tutto credo nel PD, nelle sue possibilità, nei suoi quarantenni e trentenni che cercano di costruire una nuova classe politica democratica e socialista.
Ci credo perché so che è difficile, che l'arte del compromesso è fondamentale, che i risultati si raggiungono un passo per volta, una caduta dopo l'altra, come nella corsa.
E come nella corsa non ci si improvvisa maratoneti, si lavora anni, si impara dai Top, si fa gavetta e si lavora con umiltà a testa bassa.

Non esiste il teletrasporto per un mondo migliore. Non siamo in Star Trek.

Ho deciso, soffrendo fino all'ultimo, perché mi sentivo di stare dalla parte di un ragazzo poco più grande di me che è riuscito a sfidare gente come D'Alema e Berlusconi, dando la speranza a quelli della nostra età di poter smettere di essere ragazzini, in politica come nel lavoro, di poter finalmente prendere per mano il nostro paese e far valere le nostre idee e le nostre competenze.
Sentivo di stare dalla parte di una giovane donna come la Boschi, attaccata da subito quasi solo per il suo essere giovane e bella. 

Ho visto in questo SI la riscossa della mia generazione, di chi è soffocato dall'indolenza degli ultra sessantenni che non vogliono lasciare spazio, che hanno goduto del periodo d'oro di questo paese e non vogliono smettere di godere di quella rendita.

E poi non ho visto motivazioni così valide nel fronte del NO.
Percepivo tanta paura, insicurezza, rancore, ignoranza, voglia di arroccarsi su vecchie linee nostalgiche.
Critiche alla faccia antipatica del premier, alle belle gambe della ministra, ai modi sbagliati, ai metodi non perfetti con cui la riforma è stata scritta, ma poi in fondo sui reali contenuti ben poche osservazioni oggettive.

Ma più di tutto, non mi andava di festeggiare insieme a razzisti, secessionisti, omofobi, fascisti.
Ieri loro cantavano vittoria, io in fondo stava bene dall'altra parte.



L'unica cosa positiva di questo voto, è che ho raggiunto il mio seggio di montagna di corsa, facendo un bell'allenamento in salita tra mulattiere, scale di una condotta idrica e asfalto con un ritmo di 7 min/km. Molto buono per me.
Ieri e oggi ho proseguito con misto piano e mulattiere, oggi in particolare ho fatto un giro con salita molto ripida, da farsi con mani e piedi addirittura, e le gambe adesso le sento piuttosto cotte.
Il programma è un allenamento con ripetute domani su asfalto, poi lungo in montagna giovedì mattina, magari riuscendo a toccare i 2000 m di dislivello.
Sabato garetta sociale di Natale da cui non pretenderò molto con i suoi 5 km per le strade del paese, quindi scarico e riposo fino al sabato successivo e al trail della Via Lattea, sperando di riuscire a riscattare l'ultima deludente prestazione.



D'altronde, sono nel mio elemento... no?








venerdì 2 dicembre 2016

Degenerazioni

Sono passati esattamente quindici giorni da quando ci siamo ripromessi di limitare l'allattamento serale/notturna di Figlia Piccola, dando a me il compito di addormentare e riaddormentarla almeno nella prima parte della notte.

Il risultato, a quanto sembra, è aver prodotto due bimbe isteriche, una mamma sull'orlo di una crisi di nervi (ma anche un po' più in là dell'orlo) e un padre capro espiatorio origine a fautore di ogni male, temuto dalle figlie e odiato dalla moglie.

Giustamente, come in tutti i nuclei della nuova società matriarcale ormai prossima alla sua nuova alba, la colpa è sempre del padre.


Non è bastato aver rinunciato (volentieri) ad un serata fuori casa per un impegno sportivo, aver intrattenuto per tutto il pre-cena e per buona parte del dopo-cena le bimbe.
E' colpa sua se queste danno di matto con crisi di mammite acuta e incontrollabile, facendo a gara tra di loro per chi urla più forte.
E' colpa sua perché cerca di porre rimedio temporaneo concedendo alla grande un momento in più sul divano ascoltando musiche per bambini dal cellulare abbracciata al padre, rinunciando a far ritirare i giochi sparsi sul tappeto per evitare un ulteriore scontro.


Che palle.
Perché questa maniacale attaccatura alla madre?
Io credo che sentano il momento di stanchezza, fragilità e nervosismo, così come accadeva i primi giorni di vacanza, ma diventa veramente dura uscire dal loop.




giovedì 1 dicembre 2016

Allons à la CRO!

Il dado è tratto, oggi aprivano le iscrizioni al CRO TRAIL, e senza pensarci un attimo mi sono iscritto e ho pagato.

117 km
6800 m D+
7800 m D-

Quattro km in più del mio massimo come lunghezza, ma il triplo di dislivello!
Inoltre la seconda metà della gara sarà svolta sotto il sole di luglio, nella parte più calda e vicina al mare, e la cosa che mi preoccupa di più è proprio patire il caldo e la sete in queste montagne infide e difficili.

E niente, non mi resta che macinare salita su salita!






Ieri sera invece mi sono dato alla velocità, con un scala 200-400-600-800-1000 e poi ritorno a 200, intervallati da un minuto (calcolato dai primi! Quindi per me sempre di meno) di recupero.
Ho retto abbastanza dietro il gruppo TOP, girando sull'ordine dei 3'30" al km, ma i secondi 600 sono quasi scoppiato, recuperando poi nei 400 e facendo i 200 finali al livello dei primi.
Sembra che le mie doti di velocità siano medio alte, riesco facilmente a recuperare e utilizzare al meglio il massimo dell'energia sufficiente a fare 2/300 metri al livello dei più forti della mia squadra, poi di colpo mi si sgonfiano i muscoli e crollo. Ovvio che sono molto indietro sui lavori di ritmo e continuità, non posso competere con i miei compagni più esperti.

Oggi mi sono pentito di aver fatto riposo, la giornata era limpida e fresca, ideale per un giretto di defaticamento, e domani avrei potuto tornare a spingere di più con un misto collinare.

Pazienza, l'ottimo pranzo ne valeva la pena :P


mercoledì 30 novembre 2016

Giorni in salita

No, non si tratta delle notti difficili, neanche dell'alluvione sfiorata per un soffio o del gelo invernale che l'ha seguita.
E' proprio la strada in salita che ha caratterizzato quest'ultima settimana di allenamento.

Mercoledì scorso ho saltato le ripetute con il resto della squadra, e sotto il diluvio ho accompagnato due amici per la classica salita alla Sacra di S.Michele.
Poco allenante causa lentezza, fondo scivoloso e nebbia, ma molto catartico.

Sabato insieme al mio socio/collega ho fatto un lungo in salita di 14 km e 1000 m D+ su asfalto in 1h37'.
Bell'allenamento, anche se come al solito mi sono trattenuto troppo per paura di scoppiare lungo la strada. Vedendo il ritmo finale avrei potuto togliere almeno sei o sette minuti sul totale.

Domenica passeggiata in montagna con Bimba Grande e viveri sullo zaino, poi lunedì e martedì corsa in pausa pranzo sulle mulattiere, caricando sempre di più le gambe stanche con risultati soddisfacenti tutto sommato.
Il collega dice che questi allenamenti aiutano ad abituarsi a spingere quando si è stanchi, cosa tipica dei trail lunghi... boh, speriamo.

Stasera torno alla velocità e al piano, con allenamento di squadra. Spero di non avere le gambe troppo imballate.

Tra 17 giorni mi aspetta il Trail della Via Lattea, e da quelle parti è caduto oltre un metro di neve. La salita sarà una bella sfida, quindi sarà meglio darci dentro almeno per altri dieci giorni con i lavori in questo senso.



L'idea è di dividere la settimana in due blocchi: sabato e/o domenica, lunedì e martedì salita, mercoledì e venerdì pianura per velocizzare e sciogliere le gambe.
Dovrebbe essere un buon compromesso. 
O no???



lunedì 28 novembre 2016

La nanna della piccola

Da una settimana ormai stiamo tentando di limitare l'allattamento al seno notturno di Figlia Piccola.
Questo per far dormire meglio e affaticare meno la mamma, che sta tentando di rimettersi in forma fisicamente nonostante una tiroide pazzerella che viaggia a mille.

I primi giorni me la sono cavata, con quattro o cinque risvegli notturni e relative passeggiate su è giù per la scala fino a farla riaddormentare.
In questi ultimi giorni invece la fatica comincia a farsi sentire...

Io sono più nervoso e insofferente, e lei credo che stia capendo come funziona, e che quindi se tiene duro e urla un po' più forte alla fine la mamma arriva.
Il mio modo di smorzare i suoi pianti a volte è troppo fisico e brusco, non mi piace. Ho paura che il mio ruolo acquisti sempre di più connotati negativi, il cattivo che mi prende con la forza e non mi lascia andare da mamma.

Facile a mente fredda avere buoni propositi e avviarsi per strade faticose, un po' meno lo è mantenere queste strade quando ci si sveglia all'improvviso ogni ora. Scarsa.
Il mio primo errore e andare a dormire troppo tardi, cedendo alla tentazione di ritagliarmi un momento per me quando tutte le ragazze sono già a letto.

Ricomincio questa settimana con i buoni propositi di andare a letto prima e di mantenere la calma e la dolcezza anche al terzo/quarto risveglio.


mercoledì 23 novembre 2016

Road To Shanghai (2)

Speravo che il secondo viaggio in Cina mi lasciasse più tempo per godermi la città e per fotografare con calma. Invece è stata una settimana frenetica e senza quasi tempo libero.
Ho fatto anche una capatina a Shenyang, su al nord, ma in pratica non ho visto niente a parte una città grigia e fredda, appena un po' più appariscente e civettuola quando calano le tenebre.

Shanghai è affascinante, sfavillante, immensa e soffocante.
E' l'antitesi del mio mondo, e per questo mi seduce in un lampo.
Adoro poi la cucina cinese, i piatti leggeri da condividere, i gusti esotici ma non troppo e il piccante onnipresente.

Il mio sogno è prendermi almeno tre settimane di vacanza, e girare con calma da Hong Kong a Pechino per capire ancora meglio questo popolo così particolare, così lontano ma così vicino a noi.














venerdì 18 novembre 2016

Ritorno dall'Esilio

Oggi interrompo l'assenza da questo blog, e in generale da tutto il mondo dei blog, durata esattamente un mese (Il post del 3 novembre era rimasto dimenticato nelle bozze!), e dovuta un po' alla mancanza di internet e un po' ad una trasferta di una settimana in Cina dove Facebook e Google sono banditi in quanto massima espressione del Male.

E quasi quasi io darei loro ragione.

Tra l'altro vogliamo mettere quanto siano avanti i nostri simpatici amici dagli occhi a mandorla con il "loro" WeChat?
Programma completo, versatile e leggero che ti permette di fare qualsiasi cosa, dal cazzeggio social ai pagamenti nei negozi, check-in, iscrizioni varie e chi più ne ha più ne metta.

In ogni caso, piano piano si ritorna alla routine.

Ieri ho ripreso a correre dopo 11 giorni di stop. Due domeniche fa c'è stato l'evento dell'anno, il trail organizzato dal mio team.
Banfavo di tempi vicini alle 2h30', immaginando grandi prestazioni e una gara da ricordare, invece è stato un fallimento, così come l'anno scorso.
Venivo da un settimana di non perfetta forma fisica vero, con raffreddore e mal di gola latente, ma l'errore più grande credo sia stato l'allenamento del mercoledì, troppo intenso per me.
Il giorno della gara mi sentivo ancora le gambe stanche, e infatti appena attaccata la salita ho sentito che non c'era forza, ed è cominciata una sofferenza incredibile che mi ha perseguitato per oltre metà gara, fino al culminare di crampi allo stomaco e conati di vomito.

Ho pensato seriamente al ritiro, cosa mai successa, ma poi mi sono fatto forza, riposta un po' di più ad un ristoro e piano piano ho incominciato ad ingranare un minimo, affrontando poi la discesa finale ad un ritmo abbastanza buono.

Alla fine 3h02'. 
Neanche la soddisfazione di scendere sotto le tre ore. Fanculo.

Il giorno dopo partenza per Shanghai, quindi stop forzato. Ma in ogni caso non avrei corso, troppo scoraggiato e demotivato.
Anche incazzato con il mio coach, perché mi ha lasciato allo stato brado lasciando che mi cuocessi le gambe. Se mi viene detto "ne facciamo 12, minimo 10 se lente", io cerco di farle perché penso sia un buono lavoro per la gara se ce lo fai fare. Se avessi ascoltato il mio istinto, corricchiando senza pretese, forse la gara sarebbe andata in un altro modo.

Comunque adesso la voglia mi sta tornando, anche se voglio staccarmi sempre di più dall'asfalto e dall'allenamento in velocità, ma concentrarmi su salita e distanza.


Per il resto?
Momento un po' particolare a casa, con Moglie alle perse con una dieta ricostituente e anti-intolleranze, sempre in lotta con la sua tiroide e con una bimba piccola che dopo 13 mesi di allattamento la sta un po' sfiancando.
Bimba Piccola che tra l'altro ha passato una notte agitata con febbre oltre 39.
Questo ha aumento il livello di stress della mamma, già in crisi a causa della dieta e dei disturbi fisici.
Mi piacerebbe riuscire a iniziare con lei un'attività fisica più intensa e costante (lei che è praticamente inattiva da sempre), non proprio la corsa magari, ma piuttosto un Nordic/Fit Walking più approfondito e strutturato, nel quale io potrei caricarmi una bimba sullo zaino riducendo così il problema della loro gestione.

Credo che la mancanza di uno sport nella sua vita pregiudichi molto la sua instabilità fisica, sarebbe bello riuscire a percorrere con successo questa strada.


Inoltre questo week-end si apre la mia mostra fotografica dedicata ad un sito megalitico celtico della mia zona, imbastita in collaborazione con un'archeologa molto brava.
Dovrebbe solo la prima puntata di un lungo lavoro di riscoperta dei culti precristiani della nostra zona, e di come la religione Cattolica li abbia sistematicamente cancellati e soppiantati.
Vedremo come andrà.

giovedì 3 novembre 2016

Punto della Situazione

Le cose da scrivere e il tempo per farlo, sono legati da una relazione inversamente proporzionale con un grado iperbolico di relazionamento.

Oggi giovedì post-allenamento. Sono due mercoledì che mi sento soddisfatto del lavoro svolto, e sono due mercoledì che fino all’ultimo la voglia starmene a casa a poltrire rischia di avere il sopravvento.
Lo scorso ripetute 400x10, viziate da una stupida storta presa in fase di riscaldamento a causa di una pietra in mezzo alla strada, ma comunque molto soddisfacenti avendo mantenuto il ritmo del gruppo “Top” (1’:15”– 1’:20”) fino alla fine.
Il venerdì ho sfruttato il lavoro in un trail lungo di 17 km molto bello, fatto in notturna con il mio socio/collega con una bella rampa iniziale di 900 metri di dislivello per poi scendere gradualmente  su un sentiero veloce e divertente.
Ieri sera 500+500x11, di nuovo insieme al gruppo “top”. Non ho retto più tre giri al loro ritmo, ma poi ho proseguito con determinazione arrivando a chiudere 11 giri con 4:28 di media (mio record sui 10K !) mentre tutti gli altri si sono fermati molto prima, chi scoppiato chi acciaccato.
Unica nota negativa un leggero fastidio al ginocchio sinistro, forse proprio nella zona dove mi ha preso la borsite l’anno scorso.

Domenica è il gran giorno del “nostro” trail. La gara con cui ho praticamente iniziato a correre, e che ogni anno caratterizza la chiusura della mia stagione.

Questa è la terza edizione, e spero vivamente di fare un passo notevole in avanti rispetto allo scorso anno. Il target è 2h45’, o comunque sotto le tre ore. Vorrebbe dire ridurre di un’ora rispetto alla mia prima volta nel 2014, quando non correvo per niente e mi sono buttato in quest’impresa senza molto cognizione.

lunedì 17 ottobre 2016

La paura di soffrire e le gioie del week-end

Il week-end è stato assorbito quasi interamente dall'organizzazione (e alla partecipazione)  di una grande classica della corsa in montagna di questa zona, la salita al Musiné.

Sabato io e il mio socio siamo saliti in vetta carichi come muli, per posizionare arrivo e telecamere. Quindi pernottamento all'addiaccio come ai vecchi tempi, graziati da un tiepido venticello da Ovest che ha spazzato via la nebbia gelida e umida che rischiava di farci patire le pene dell'inferno.
Al mattino sono sceso con reltiva calma, per essere pronto alla partenza della corsa...

Non avevo grandi pretese, però la salita è andata piuttosto male!

Alla partenza sono tutti scattati come levrieri, percorrendo i 400 metri di piano fino all'attacco del sentiero come se gareggiassero con Bolt. Io da subito ho cominciato a trattenermi, trovandomi decisamente tra gli ultimi. 
Il primo terzo di salita è la parte più corribile, con una bella mulattiera larga che raggiunge una chiesetta. Avrei dovuto dare il massimo in questo tratto, per sfruttare a pieno la mia (realtiva!) velocità. Invece anche qui ho avuto paura di esagerare e di pagare poi sul tratto successivo.
I restanti due terzi sono infatti un ripido sentiero scavato dalla pioggia o ricavato tra mucchi di rocce. Ho provato ad accelerare il ritmo, ma al massimo dello sforzo lo stomaco mi dava brutti segnali (colpa forse della cena improvvisata con spiedini e costine semi crude della sera prima???), inducendomi a contenere lo sforzo.
Gli ultimi 3-400 metri, ripidi da farsi con mani e piedi, ho raggiunto un mio amico e compaesano, che so avere un passo simile al mio in salita ma che forse era piuttosto in crisi. Avrei potuto superarlo e guadagnare una manciata di secondi sul tempo finale, ma alla fine ho preferito stargli dietro e tagliare con lui il traguardo.

48'17" il tempo finale, oltre un minuto in più rispetto all'ultima volta, quando di solito in gara si fa molto meglio.

Anche il mio coach era sorpreso, e a parte le solite prese per il culo mi faceva presente che dovrei girare tranquillamente sui 40 minuti.

E dove li levo 8 minuti???

A parte la condizione non perfetta dal punto di vista fisico, credo che il mio grosso problema sia la paura di soffrire.
Nelle gare corte e secche, così come nelle ripetute, non riesco a lasciarmi andare e dare il massimo. Quando la fatica e l'affanno si fanno sentire, per paura di andare troppo in là mi trattengo. Troppo direi.
Ho dimostrato di avere un'ottima testa per le distanze ultra, forse proprio per questa mia caratteristica, ma nel breve la cosa la pago. E nel breve in salita ancora peggio.

In questa gara sarei dovuto scattare al massimo, fare il tratto in piano a 3'50" e poi la mulattiera a tutto quello che potevo. Dopo ci stava un calo nella parte più ripida, ma almeno avrei recuperato tre o quattro minuti buoni.

A dimostrazione del fatto che ieri non ho speso molto, oggi sono uscito per un giro di scarico. Dovevo fare i miei sette chilometri a ritmo costante e tranquillo, poco sotto i 5, ma alla fine le gambe spingevano bene e mi ritrovavo sotto i 4'20" senza troppo affanno.
Conclusione: 7,5 km al ritmo netto di 4'30".


Nota a margine
Sembra che stia prendendo sostanza un progetto fotografico molto interessante. Si comincerebbe con una piccola mostra, da cui però potrebbe partire qualcosa di più consistente.
Stasera la mia socia sente gli sponsor e vediamo cosa dicono.
Casualità, giusto da qualche settimana la mia bramosia di acquisti si è rifatta sentire, con la voglia di comprarmi un secondo corpo macchina e uno zoom spinto. La Olympus M5 mark II è in cima alla lista dei desideri. Questa serie OMD mi sta piacendo sempre di più. 


Il vincitore della gara

Luna piena, croce e traguardo

Alba su Torino sotto la foschia (Superga spunta in alto a sinistra)

Monviso e Alpi Marittime




Nota a margine (2)
Bel week-end di sport e amicizia si... però mi è costato molto non fare niente con la mia famiglia.
Per fortuna ieri sera sono rimasto da solo con le bimbe (vabbeh, non è che sia una fortuna il fatto che mia moglie sia dovuta andare via per qualche oretta, però ci siamo capiti, no?), così siamo stati un po' insieme a giocare e guardare Mary Poppins. Poi tutti a prepararci per nanna, con la piccola che è crollata addosso a me nel marsupio (mi piace che si senta a suo agio su di me, con il mio odore) e poi io e la grande a sussurrarci le cose nel lettone: lei che mi raccontava della sua giornata e degli animaletti visti alla fiera, io che raccontavo delle mie avventure da bambino con i vari criceti, scoiattoli e tartarughine che ho posseduto.







giovedì 13 ottobre 2016

Ripresa allenamenti e nubi all'orizzonte.

Come accennavo, dopo il trail di sabato la voglia di correre è crollata decisamente.
Non è facile impegnarsi senza un obiettivo ben definito all'orizzonte. 
Difficile affrontare disagio e sacrificio se fini a sé stessi.

Anche ieri sera stavo per essere sopraffatto dalla pigrizia, e per poco non saltavo l'allenamento di squadra settimanale.
Alla fine sono andato, e poco a poco la sofferenza fisica ha lasciato posto alla soddisfazione e all'appagamento per il lavoro svolto. 

Ripetute 10x400, neanche tirate al massimo visto che domenica abbiamo una gara in salita bella tosta.
I tempi oscillavano tutti intorno a 1'20", un po' meno all'inizio e un po' di più alla fine, quando ho preferito non forzare troppo le gambe visto anche i carichi che ho patito nelle ultime due settimane.

Come detto, alla fine ero soddisfatto, e già pianificavo con piacere l'uscita successiva, venerdì probabilmente... Che oggi piove e fa freddo.


A parte queste nubi fastidiose e ingombranti, da qualche tempo sull'orizzonte delle mie vicende di vita sta riaffiorando quel mondo della politica locale da cui ho rischiato di essere risucchiato due anni fa.
Non avevo voglia di farmi coinvolgere nuovamente. Troppo impegnativo questo mondo e troppo logorante. 
Nel paese in cui vivo poi c'è un brutta situazione, con contrapposizioni estremizzate nelle loro convinzioni che proiettate in una piccola comunità rendono difficile la convivenza serena di tutti i giorni.
Qui da noi il tema dominante e quello del TAV. Tutto è caratterizzato da quest'opera che ormai è diventata una sorta di religione (per i NO-TAV) ovviamente.
I poveri di idee e di conoscenze, hanno trovato in questa religione, in questo clan, quel senso di appartenenza e di importanza che altrimenti faticherebbero a costruirsi.

Sono le stesse dinamiche del fascismo.

Se tu non hai la nostra divisa, se tu non ti uniformi al gruppo, sei un nemico. Non puoi essere altro.

Questa degenerazione la riconosco sempre più spesso, e purtroppo arriva dritta alle amministrazione dei comuni della nostra zona: non mi interessano le tue idee e i tuoi progetti, tu non sei dei nostri e quindi farai i loro interessi.
Meglio avere un amministratore ignorante e testa dura, ma fedele, piuttosto che un individuo competente e in gamba ma che non si può controllare.

Sarebbe più facile lasciar perdere e pensare ai tempi sulle ripetute... ma poi ti rendi conto che non puoi stare fermo e lasciare che i furbi e gli opportunisti plasmino il paese in cui le tue figlie dovranno crescere.






martedì 11 ottobre 2016

La Regina Degli Alberi

Come dicevo ieri, la giornata era iniziata non proprio nel migliore dei modi. 
Uscendo dal lavoro ho così pensato di rompere un po' la solita routine settimanale, prelevando da casa (dei nonni, bisognerebbe aprire un capitolo apposito sul "buco nero temporale" che rappresenta quel luogo) bimba grande per portarla con me su in montagna.

La scusa era che dovevo scattare alcune foto dei lavori fatti sulla mulattiera che passa vicino la nostra casa di montagna, ma in realtà era per farci un giro nei boschi  noi due soli.
E' venuta volentieri, nonostante fosse piantata davanti alla televisione a vedere Topo Tip.
Siamo entrati nel bosco mano nella mano, con le giacche a vento spesse perché c'era già l'odore di neve nell'aria (e che nella notte sarebbe caduta poco più in alto). 
Sull'ultimo melo prima degli alberi fitti, ho raccolto l'unica mela maturata quest'anno: io arrampicato tra i rami contorti e lei a controllare la caduta del frutto prima di perderlo tra le ortiche.

"Sono la regina degli alberi sai?"

Si lo so, le ho detto, mentre sfioravamo il grosso faggio in bilico sulla sponda del torrente.
L'ho presa in spalle perché la sua pazienza nel districarsi tra i mucchi d foglie e le pietre scivolose della mulattiera è poca. E quando ho cominciato a canticchiare per farle (farci?) più compagnia, mi ha prontamente zittito:

"shhh, basta far rumore! Senti che bel silenzio del bosco"

Abbiamo finito il nostro giro in silenzio, passando a salutare Mr. P lasciandogli in regalo un bel riccio grassoccio, maturo di un giallo brillante.

"Vedi quel pino sopra la tomba di Olly? Era l'albero di Natale di mamma e papà quando abitavano qui. Adesso è felice ed è cresciuto bello alto"

"Quando io sarò mamma lo voglio fare di nuovo l'albero di Natale con quello lì!"

"Quando tu sei mamma e io sono nonno? Ok, affare fatto. Veniamo qui in montagna e mettiamo le luci su questo albero allora".

La Regina degli Alberi ha parlato, chi siamo noi per disquisire?








lunedì 10 ottobre 2016

Monday's grey, monday's blue

No, non è iniziata bene questa settimana.

Questa mattina colazione con sclero generale della figlia maggiore e conseguentemente della mamma.
E dire che sembrava essersi alzata allegra, vedendola scendere le scale con un sorrisone per poi farsi abbracciare e baciare da me.
Dopo però ci ha donato uno dei suoi attacchi ingiustificati di capricci, non saprei neanche dirne la causa, e in un attimo lo scontro è esploso, con figlia grande urlante, figlia piccola svegliata di soprassalto e urlante anche lei, mamma frustrata ed offesa... e urlante ovviamente.

Papà rassegnato e intento a mangiare l'ultima fetta di pane e marmellata.

Rimasto solo con le bimbe, ho preso in braccio e cullato la grande, che si è calmata in fretta, cominciando a ridere e scherzare con la sorella.
La crisi sarebbe rientrata in fretta, per le piccole, ma noi grandi non riusciamo proprio a scacciare in fretta le brutte sensazioni dopo un litigio. Se si tratta di uno scontro con i figli poi, il senso di colpa per aver perso le staffe ci perseguita per molto tempo.
Mi consolo dicendo che questo non è l'inizio della settimana, ma la conclusione della scorsa, visto che tutto il week end è stato caratterizzato da nervosismo e litigi in famiglia.

Sabato c'è stato il mio "trail di casa", 16 km e 1000 D+ sui sentieri del mio paese e della mia casa di montagna (Sentieri che per un paio di km ho pulito io stesso).
Mi sentivo abbastanza bene dopo i 100 km di appena una settimana prima, e infatti il tempo è stato nelle mie aspettative: meno di 2 ore (1h56') ed un ritmo di 7'14", il migliore fino ad ora mantenuto su pendenze simili e migliorato di addirittura 30" rispetto alla stessa gara fatta l'anno scorso.

Dovrei essere contento, però mi è rimasto un senso di scoraggiamento...
Mi chiedo che senso abbia faticare e allenarsi (relativamente) tanto, per rosicchiare qualche minuto nelle solite gare, con la solita gente.
In più ho sentito il peso dell'ansia da prestazione visto che era una gara veloce nella quale partecipavano tanti conoscenti, il che mi ha reso nervoso e irascibile, motivo per cui ci sono stati anche piccoli screzi a casa il sabato mattina, mentre ero rilassato e sereno per una corsa lunga dieci volte tanto.

Mi rendo conto che mi stonano le dinamiche di gruppo, la competizione, il dover fare le cose per gli altri, o per mettersi in mostra rispetto gli altri.
Purtroppo è una costante in tutte le cose della vita, e so benissimo che è sbagliato rifiutare a priori e in modo completo queste "sfide". Vorrei però riuscire a essere spontaneo, fare quello che mi piace perché piace a me, e ottenere l'approvazione e l'accettazione degli altri come un plus, una qualcosa di piacevole e non preventivato che aggiunge al massimo la ciliegina sulla torta ma non snatura il mio modo di essere.

E così oggi invece di avere l'entusiasmo e la voglia di correre ancora, sono cupo e pigro e non mi sono preparato la borsa per andare ad allenarmi in pausa pranzo. 
Complice anche il freddo e il tempo invernale.

Vedremo domani, o forse mercoledì. boh.




Ieri visto finalmente la mostra di McCurry alla Reggia Di Venaria.
Non sono mai stato un suo grandissimo fan, quando collezionavo le monografie della Magnum mi hanno colpito molto di più altri autori, meno scenografici ma più profondi e coinvolgenti.
La mostra è comunque bellissima, un allestimento perfetto nella fantastica cornice della reggia. 
Manca una storia, a parte il primo reportage in bianco e nero in Afghanistan, che è stato riunito all'inizio della sala con un video esplicativo. Dopo le foto sono sparse senza un ordine, solo immagini (bellissime, perfette a parte il famoso errore di photoshop) perfette disposte su teli semitrasparenti quasi a creare un labirinto magico in cui è facile perdersi e lasciarsi ipnotizzare.

Tanta forma... e sostanza? Non saprei, forse si è un po' persa rispetto ai suoi esordi.





martedì 4 ottobre 2016

Partire è già un po' un arrivare

Eccoci qua: oggi è il Day-After del Morenic Trail.

Gara conclusa, 113 km (118 in realtà, misurati sul campo) conclusi in venti ore perfette, tagliano il traguardo di Brosso al suono delle campane che segnano le 4 di domenica mattina.

Sono vivo. 
Cammino da solo, nonostante un ginocchio leggermente gonfio e dolorante a freddo. I piedi sono abbastanza sani, solo due grosse vesciche sui lati interni del tallone, e che ora stanno guarendo senza avermi dato troppo fastidio in gara.
Muscoli leggermente doloranti, tendini ok...

Direi che ho fatto la gara perfetta... dal punto di vista del dosaggio risorse.

Prestazione nella media: 64° su 118 partecipanti di cui 87 arrivati alla fine.

Sono ancora stordito dall'esperienza, ho pensieri, immagini e sensazioni che si accavallano e da cui non riesco ancora a trarre un filo conduttore.
La parte diurna della gara è quella che mi ha dato più soddisfazione. I primi 21 km erano sostanzialmente una lunga discesa sulla cresta della Serra di Ivrea, un formazione collinare unica in Europa, e che da bambino (nei tre anni in cui ho vissuto in questa zona) alimentava fantasie su giganti che costruivano questo muro perfetto per difendere il loro regno. 



Al primo check sul lago di Bertignano io e il mio socio abbiamo segnato 2h24', correndo senza sforzo per tutta la tratta. Un buon ritmo senza sforzare, considerando che l'insidia di questa prima frazione era quella di lasciarsi tirare dalla discesa e dagli altri atleti.

Da qui partiva la seconda tratta, 35 km di sali-scendi tra boschi e vigneti fino a raggiungere il punto di metà percorso sul ponte della Dora.
I primi 10 km li abbiamo corsi quasi tutti con buon ritmo, camminando solo sulle salite più accentuate per evitare di stancarci troppo. Poi al ristoro del castello di Masino (bellisima cornice) ho commesso il mio primo errore: mangiare troppo.
Che il troppo poi è relativo, un po' di cracker, parmigiano e biscotti. Però alla ripartenza mi sentivo le gambe molli e lo stomaco pesante, tanto da lasciar andare il mio socio e rallentare al passo per un lungo tratto.
Una decina di km, un altro ristoro al volo con un bicchiere di Coca Cola, e le gambe hanno ripreso a girare alla grande, con ripresa della corsa e guadagno posizioni una dopo l'altra fino al tanto agognato giro di boa: i 56 km del ponte Dora Baltea.
Cancello alle 18:30, arrivo alle 16:30 circa dopo 7h23' di corsa.

Sarebbe una media fantastica, da top ten... ma ovviamente il peggio deve ancora arrivare!

Anche qui errore di alimentazione, ancora peggio di Masino avendo mangiato mocetta e toma di montagna con particolare voracità.
I boschi del lungo Dora hanno riecheggiato dei miei rutti al formaggio per un bel po', e di nuovo le gambe di legno non mi hanno permesso di correre come si deve, facendomi perdere parecchie posizioni.
Arrivato a Candia, 66 km, ho trovato il mio socio a bordo strada fermo. Pensavo mi aspettasse, ma mi ha fatto subito segno che era KO... dolore insopportabile al polpaccio, impossibile per lui anche camminare.

Cavolo, se molla lui, con il suo bagaglio di esperienza alle spalle, come posso farcela io da solo e con ancora 50 km da percorrere?

Scaccio ogni dubbio, e riparto. Non ho particolari aspettative o pretese, quindi posso fare un passo dopo l'altro senza preoccuparmi.
Caluso, Candia, e poi salita spezza gambe su asfalto fino al gran ristoro nella chiesa sconsacrata di Santo Stefano.
Accoglienza da eroe da parte dell'organizzazione, facendomi sedere subito e servendomi come un pascià con birra, pasta in bordo e caffè.
Sembrerebbe un pasto da suicidio in base alle considerazioni di prima, invece dopo un rapido cambio maglietta e qualche aggiornamento a casa e ai compagni di squadra che mi seguivano on-line, sono ripartito in gran forma, fresco come una rosa.



Partenza alle 19:30, ormai buio nel bosco... da qui parte la mia lunga notte.




Manca ancora una maratona all'arrivo, ma i primi tratti nei boschi scorrono lisci, corricchiando senza particolari affanni.
Dopo un veloce caffè ad un ristoro a sorpresa nel paesino di Villate, e una video chiamata con moglie e bimbe prima che vadano a dormire, mi immergo nei boschi che mi faranno superare l'autostrada e passare nel lungo tratto di collina che porta al Chiusella e alla partenza della salita finale.
In realtà sono boschi brutti, di alberi "infestanti" come sambuco e acacia che soffocano castagni abbastanza striminziti.
Ad un certo punto, dopo appena 4 ore di funzionamento e dopo aver superato il paese di Vialfré, la frontale mi lascia... batteria scarica!
Quella di scorta speravo di non usarla, non mi dà sicurezza. La accendo al minimo e devo andare avanti quasi a tastoni lungo sentieri brutti e pieni di sassi insidiosi nella parte forse più brutta dell'intero percorso.
Questo è l'unico momento in cui penso di cedere, e in cui la paura comincia a prendere il sopravvento.
Ancora quattro o cinque ore da solo, al buio più completo, con il rischio di rimanere senza luce mi sembrano insopportabili.
Uso la batteria tampone del cellulare per ricaricare la frontale. Se funziona posso tranquillizzarmi.
Arrivo a Torre Canavese indenne, ma un po' provato e avendo perso molto tempo viaggiando a passo incerto per così lungo tempo.
Qui per fortuna aggancio un corridore con il mio stesso passo ed una buona frontale. Inoltre la carica della batteria funziona bene, ormai il problema luce è passato.

Mi rimangono 10 km per finire il terzo settore, ma saranno i più lunghi!
Quasi tutta discesa ripida e dal fondo sconnesso, un calvario per i miei quadricipiti contratti e doloranti e per le vesciche al tallone.
Comincio anche a sentire mal di stomaco, e questa è la cosa più debilitante.

Arriviamo comunque al tanto agognato Ponte dei Preti, 91 km, dove mi aspetta una bella minestrina calda e dieci minuti di riposo, prima di attaccare l'ultima parte in salita verso il traguardo.
La minestra un po' funziona ma sono ancora provato. La salita però mi aiuta, e poco a poco prendo ritmo. Sono di nuovo solo ma vedo persone dietro (che poi distacco) e ne raggiungo davanti.
Al Lago D'Alice ritrovo il compagno di prima, che ora ha problemi lui con le batterie della frontale. Diventiamo un gruppo di quattro, con una donna super tosta che ci raggiunge e ci tira fino all'abitato di Alice Superiore. Lì parte una lunga salita ripida, e incredibilmente le mie gambe si svegliano, facendomi partire in quarta per gli ultimi 8 km in solitaria.

Sembra una bazzecola dire 8 km su 113, ma poi penso che equivale ad un bel trail corto.
Infatti il traguardo non arriva più, nonostante il mio passo ottimo (ai livelli della partenza) e le salite mangiate come se niente fosse.
Bello sentirsi così bene, vedere il paese profilarsi all'orizzonte, e finalmente l'arco rosso del traguardo... presidiato da due persone mezze addormentate...
Ci credo, sono le 4 del mattino, e il primo è arrivato dieci ora fa.

Doccia, polenta e spezzatino, poi a rotolarmi su una brandina con le gambe doloranti e contratte. Ma è andata, abbiamo concluso alla grande.