martedì 18 novembre 2014

Domenica con le amiche



Domenica il meteo ha graziato questa povera terra martoriata da giorni (ma anche mesi direi) di pioggia.
Un timido venticello da ovest a spazzato per bene il cielo, e già sabato sera si potevano godere delle belle stelle e un’aria limpida e frizzante…
Giornata ideale per un gita all’aperto, per un’alzata all’alba e relativa corsetta fino a qualche cima innevata, cose di questo genere no?

No, appunto.

Domenica la giornata era dedicata alla periodica re-union delle quattro vecchie compagne di liceo. Amiche quasi inseparabili dai tempi dei primi brufoli e dei primi amori, e da poco tutte e quattro felicemente mamme in carriera (Nel senso che la carriera è fare la mamma, il resto è sopravvivere)
E quale location migliore se non… casa nostra?
Si compone così la mia domenica ideale diciamo. Anzi, il mio week-end, visto che i preparativi di pulizia e di cucina sono iniziati già sabato pomeriggio.

Non sono in generale così asociale (anche se sto peggiorando negli ultimi tempi, lo ammetto), mi piace fare festa tra amici e soprattutto invitarli a casa mia sbizzarrendomi in cucina e nel reparto aperitivi. Però io e le “ragazze” non abbiamo mai avuto una grande sintonia.
Io sono comparso sulla scena come “quello cattivo” che faceva soffrire la loro amica, il soggetto principale dei suoi sfoghi con loro, e questo sottile velo di diffidenza, o forse imbarazzo, tra me e loro è sempre rimasto.
Aggiungiamoci poi che i rispettivi mariti/compagni non sono proprio il modello di amico ideale o compagno di baldorie che posso sognare (praticamente avrei più cose in comune con un indigeno della Papua-Nuova Guinea), e il mio bel quadretto domenicale è servito.
La mia giornata è trascorsa tra i vari preparativi del pranzo, servizi del pranzo, risistemazione dopo il pranzo, intervallati ogni tanto da qualche momento di gioco con i bimbi superagitati, e il tutto con sullo sfondo il continuo brusìo delle conversazioni dei commensali, a tema univoco “esperienze da partorienti e disagio delle giovani coppie nella società moderna”.

Che palle, che ansia.

E intanto, mentre cercavo di averla vinta con i cestelli della lavastoviglie (lavoro inutile, perché tanto successivamente delle sapienti mani femminili li svuoteranno completamente riempiendoli con un fattore di impacchettamento aumentato del 175%), guardavo gli ultimi raggi di un bellissimo sole autunnale morire dietro le cime innevate all’orizzonte.

Ciao domenica, è stato bello viverti.

Mi sento asociale e scontroso.
Relazionarsi, e soprattutto mantenere vive queste relazioni con le altre persone, è estremamente faticoso e molto spesso frustrante.
Ho sempre meno voglia.
Non ho voglia di impegni, scadenze, condizionamenti…. Mi rendo conto di non aver voglia di spendere tempo per gli altri (Che non siano la mia famiglia)
L’ho fatto negli ultimi due anni prendendo in mano la mia associazione sportiva, e impegnandomi a fondo per creare gioco e divertimento per gli altri, con il risultato di ricevere solo critiche e bastoni tra le ruote, per colpa di chi voleva il mio posto e non si adeguava al nuovo corso. Poi mi sono buttato a capofitto nell’amministrazione del mio Comune, ma l’esperienza (e le persone) mi hanno abbastanza deluso. Troppa voglia di apparire, troppi interessi dietro l’ostentato senso civico e di sacrificio, troppe dinamiche false e fastidiose all’interno dei gruppi.

Forse per questo ultimamente mi sto appassionando di più alla corsa: uno sport singolare, onesto (si sa che i tuoi compagni/avversari vogliono primeggiare e superarti) in cui bisogna parlare poco e che ti permette di stare lontano dalla gente per intere ore.
Devo buttarmi sulle Ultra-trail da un centinaio di chilometri, adesso mi documento.


Nota positiva del week-end, un sabato mattina passato a fare fotografia al negozio di giocattoli di un mio caro amico.
Bellissimi soggetti, soprattutto sotto Natale. Atmosfera che ti lascia addosso un senso di serenità e di ottimismo.



giovedì 13 novembre 2014

E' da domenica che piove in pratica ininterrottamente.
Con precisione da domenica alle 9:50, quando il mio trail era partito da soli venti minuti e io incominciavo ad affrontare la lunga salita che mi avrebbe portato alla quota di "crociera", intorno alla quale, tra vari sali e scendi, si sarebbe svolto il grosso della corsa.

Alla fine è andata bene, sono contento.
24 km sotto la pioggia e al freddo, annaspando nel fango o sulle pietre liscie delle mulattiere, ma non ho mai avuto grandi crisi, ho concluso tutto (pur al mio ritmo piuttosto lento) nelle pronosticate 3 ore e trenta, lasciandomi ancora alle spalle un centinaio di partecipanti.
Le discese mi hanno dato particolare soddisfazione, facendomi guadagnare un bel po' di posizioni ed essendo particolarmente divertenti.

Si può migliorare, certo. All'edizione del prossimo anno potrei puntare alle 3 ore con un buon lavoro sulla salita e con più pazzia in discesa.
Ma in realtà mi importa?
Non più di tanto. Il bello è riusicre a parteciapre, godersi il percorso senza sputare sangue, vomitare o bloccarsi per i crampi, e soprattutto senza dover sottostare ad un regime di allenamento costante che ti succhia ogni momento libero della settimana.

Questo tempo poi è davvero nemico della corsa all'aria aperta, molto meglio prendersela con calma e passarsi le serate tranquilla a casa al caldo.
Ieri sera ho fatto così, evitando di uscire a correre, e standomene invece a casa a cucinare con tutto il resto della famiglia.
Per la prima volta da diversi mesi poi, ieri sera ho provato a far addormentare io la piccola.
A 20 mesi prendere ancora il seno per addormentarsi comincia ad essere faticoso. Io non ho mai voluto più di tanto insistere, ma questi grandi vantaggi dell'allattamento a richiesta, protratto fin quasi ai due anni, per adesso non li vedo.
Anzi...
Confido che i lati positivi ci siano, e che si manifesteranno in futuro. Però adesso vedo più che altro il peso di dover cedere ogni volta alla richiesta della tetta, e l'impossibilità per me di dare il mio contributo per la nanna.

Ieri sera comunque il metodo tetta non funzionava, e alla fine abbiamo provato a darci il cambio.
Mi sono messo a letto con una piccola tata-demonio che urlava e si dimenava come una pazza, ma dopo un lunghissimo resoconto sulla nanna dei vari cuccioli della foresta (in paritcolare molto apprezzata la scimmia-bimba che dorme sul ramo più alto, cullata dall'ondeggiare dell'albero e dal suono del vento), anche lei ha ceduto al sonno.

Il problema è che questo è solo un primo passo, la cosa più difficile sarebbe gestire i risvegli notturni che adesso, avendo il lettino unito a quello matrimoniale, si risolvono nei pochi secondi necessari a prenderla e attirarla verso il seno.
Sarebbe di certo una fatica più grande alzarsi e andare nella sua cameretta per farla riaddormentare... ma forse non varrebbe la pena a questo punto di fare il sacrificio?
Da un lato mi rendo contro che le motivazioni di base sono egoistiche: avere più indipendenza e intimità per noi come coppia. Ma dall'altro mi chiedo se ormai non si sia arrivati ad un punto "pericoloso", oltre il quale il distacco dall'allattamento al seno e dal letto in comune diventi sempre più doloroso.

Forse non è una cttiva idea prendersi come limite massimo i due anni, e lavorare già da adesso ad un progressivo distacco.

Ci sono tante cose da fare. Tanti progetti e ancora più dubbi e incertezze.
In un lampo siamo arrivati a metà novembre, e anche questo 2014 se n'è bello che andato...